Omelie

Omelia di don Rinaldo del 4 marzo 2018 - Quaresima III (Anno B)

Esodo,  da cui oggi trarremo la nostra omelia, è il secondo libro della Bibbia. Racconta il viaggio compiuto dal popolo di Dio dall’Egitto alla Terra Promessa. Dio cammina con loro. Man mano che la schiavitù si allontana, passa dagli aiuti per la sopravvivenza al dialogo con loro, che, via via, prendono coscienza di essere un popolo libero, animato dalla fede nell’unico vero Dio, il Dio di Abramo.

Momento culminante dell’Esodo è la consegna della legge, da parte di Dio al suo popolo, per mezzo di Mosè. Gli esegeti la chiamano “decalogo” o “le dieci parole”. Il catechismo di Pio X le chiama “i dieci comandamenti”, scolpiti su due tavole di pietra. Sono il compendio dell’etica non solo di Israele, ma di ogni persona e di ogni popolo civile. Leggi che, se obbedite, bastano per governare una comunità di qualsiasi tipo. Non sono sufficienti, invece, per esaurire la volontà tutta del divino Legislatore. Sarà Gesù, il nuovo Mosè, a completare il Decalogo, facendolo confluire in un unico comandamento, che è il comandamento dell’amore. Ricordate il “vi fu detto! Ma io vi dico!” di Gesù?

Ma torniamo sull’Everest del ‘DECALOGO’. Non possiamo pretendere di guidare una nazione nella giustizia se non conosciamo il codice genetico della giustizia! Il ‘Decalogo’ lo è, lo dice e lo impone! Come? Non mette al primo posto il ‘non rubare, il ‘non uccidere’, ecc. È l’ordine con cui sono enumerati che rispetta la gerarchia dei valori. Le prime tre Parole del Decalogo sono il fondamento di tutte le altre sette.

Chi, ad esempio, sostiene che il primo dei 10 comandamenti è il ‘non uccidere’, dimentica la gerarchia dei valori del Decalogo. Chi, ignorando la gerarchia del Decalogo, dà il primato al ‘non uccidere’, si giustifica con mille argomenti tutti veri. Ma io, partendo dal primo comandamento, posso inchiodarlo, dicendogli: “Se tu uccidi consapevolmente una persona, tu uccidi la vita e, ancor più, colpisci il Padrone unico e supremo  della vita”.

Non si capirà il valore delle Nove Parole se non si risalirà alla sorgente. A chi vuole sfuggire da questa assoluta verità, senza la quale ogni altra verità non regge, la Parola in persona glielo proclama: “Io sono il Signore Dio tuo . Non avrai altri dei all’infuori di me”. È da qui che scende tutto il Decalogo. Fondamentalismo? No, verità pura, lievito di ogni verità.

Chi ha l’ardire di negare questa verità, la prima in assoluto, di solito la sostituisce con una ideologia ad personam che gli darà sempre ragione. Nel Decalogo é la verità personificata che genera la moralità vera di tutti e dieci. È lì, limpida, scolpita in testa al Decalogo e recita: “Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro dio all’infuori di me”. È Dio la VERITA’ di ogni singola verità legale.

Comincia così il girotondo: verità-moralità-giustizia-salvezza. Dio per sua stessa natura è verità, è la Verità. Da Dio scendono a noi i valori che moralizzano le scelte. Perché le leggi degli uomini siano giuste per tutti, è necessario che ognuno si ritrovi nell’unica Verità da cui proveniamo. Il Decalogo è assolutamente sempre valido, ma richiede che si premette il principio che recita: “Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro dio all’infuori di me”.

don Rinaldo Sommacal