Omelie

Omelia di don Rinaldo dell'11 febbraio 2018 - Per Anno VI (Anno B)

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Venne Mosè che disse: “Il colpito dalla lebbra è un immondo. Se ne starà solo. Abiterà fuori dell’accampamento”. Era la spietata legge del male minore, in difesa del bene comune. Una sconfitta! Venne Gesù. Gli venne incontro, a debita distanza, un lebbroso. Lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi”: Gesù stese la mano, lo toccò (proibito per Mosè) e gli disse: “Lo voglio, guarisci”. Due modi completamente diversi di rispondere ai mali che ci sono e ci saranno al mondo: segregare o avvicinare? Scomunicare o redimere?

Prima di Cristo, la salvezza veniva soprattutto dalla legge e dalla legge dei ‘no’: non fare, non dire, non commettere… Quasi tutti i dieci comandamenti di Mosè si fondano sul “non fare”. Ci fanno capire che la legge puramente umana, da sola, si limita alla capacità di vincere il male, isolandolo. È già molto, ma non basta. Mosè, per difendere la salute della famiglia umana, allorché uno fosse caduto in una malattia contagiosa, o fisica, o anche morale, imponeva di individuarlo, di giudicarlo, di condannarlo alla segregazione, allontanandolo dalla famiglia e dalla comunità, fin quando l’autorità competente non avesse constatata la completa guarigione. A malattia irreversibile, allontanamento permanente dalla comunità. Se il male era un peccato dalla colpa grave, si ricorreva alla legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente. Nonostante il cammino compiuto dall’etica cristiana, c’è ancora in giro fame e sete della morale del taglione, ma, guarda un po’, sempre e solo contro gli altri.

Veniamo, finalmente, al nuovo Mosè, a Gesù. Egli, senza togliere nulla al decalogo, passa dalla morale del “non fare” al comandamento che ci dice: “Amate! Amate tutti, amate Dio, amate il prossimo, amate voi stessi”. Alla luce di questo comprensibile, lucidissimo comandamento, si chiedano quei molti cristiani, che hanno il dono facile della parola, della penna e dell’immagine: “Mi confronto con Cristo prima di  pensare, di parlare, di agire, di proporre, di emettere dei giudizi strampalati, ma pericolosi?”.

Gesù a tutti ha donato la morale stessa di Dio, il tutto bene. Tutti la riceviamo e tutti illumina. È la morale dell’uomo nuovo, della nuova creazione. Senza Dio, la legge dell’amore è impossibile. Ma, con Gesù, l’uomo divinizzato, può pensare, decidere, fare secondo la morale divina che risana, eleva, rispetta e si fa rispettare”. È il miracolo ancora attivo della civiltà cristiana.

Gesù, conscio dei nostri grandi limiti, ci invita a meditare sì il decalogo, ma con la certezza che la risposta positiva la daremo solo insieme: io e Gesù, Gesù e noi. La libertà dei figli di Dio in Cristo, ci fa capire che Dio, non solo chiede, ma agisce in tutti gli uomini di buona volontà. Tu, che vuoi cambiare in meglio il mondo, chiediti: “Ma chi è che sostiene me nella grande impresa? Egli ti dirà: “Sono Io, il tuo unico Dio. Benvenuto mio collaboratore. A un patto, però: che tu voglia seguire la mia politica che dice anche: ama il prossimo tuo, come te stesso”. Questo è il binario giusto!

don Rinaldo Sommacal