Omelie

Omelia di don Rinaldo del 28 gennaio 2018 - Per Anno IV (Anno B)

Il ritornello del salmo responsoriale ci ha chiesto di ripetere: “Fa che ascoltiamo Signore la tua voce”. Ma, quando Dio dal Sinai fece udire la Sua voce, tra lampi e tuoni, il popolo ebreo, terrorizzato, così supplicò Mosé: “Che io non oda più la voce del Signore mio Dio …, perché non muoia”. A Mosé Dio rispose: “Avrai quanto hai chiesto. Io susciterò loro un profeta … e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò”.

Così avvenne. Da allora fino alla fine dei tempi, non potendo l’uomo, a causa della sua fragile natura, sopportare la visione beatifica di Dio, Egli si fece a noi presente per mezzo dei suoi profeti.

Di suo il profeta ci mette la voce, l’indole, la cultura, i pregi ma anche i suoi limiti. I vocaboli, i gesti, le immagini… sono frutto del suo sacco. Il contenuto profondo, però, (a volte limpido, spesso oscuro, a seconda della importanza del messaggio, e delle capacità espressive del profeta), viene da Dio attraverso quella che la Chiesa chiama ‘ispirazione’, opera propria dello Spirito Santo.

La processione dei profeti iniziò nel paradiso terrestre e mai s’interruppe, fino a sfociare nell’Incarnazione della stessa Parola di Dio donata a noi, cioè in Gesù. I suoi paesani, prima lo scambiarono per uno dei tanti profeti, ma, sentendolo parlare e vedendolo scacciare con autorità i demoni, si chiesero: “Ché è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono”. 

Con Gesù si concluse il tempo dei profeti, ma non il tempo della profezia. Messaggio e messaggero si identificarono in Gesù. Gesù, infatti, è la Parola di Dio, che crea l’universo, che salva l’uomo e l’intero creato. Realizza la salvezza sia di chi venne prima di Lui, sia di quanti verranno dopo di Lui. Gesù si consegnò agli Apostoli, alla Chiesa, inaugurando con la Pentecoste il nuovo modo di essere la buona novella sempre all’opera nel mondo.

Gesù, la profezia realizzata, oggi si fa annuncio di salvezza attraverso nuovi mediatori. Neppure noi, pur battezzati, potremmo sopportare la visione diretta di Dio, senza il dono, che i teologi chiamano ‘lumen gloriae’. Dio, fattosi uomo in Gesù, oggi viene a noi uomini per mezzo di noi uomini. Oggi Gesù è nella Chiesa, è la Chiesa. Ma la Chiesa siamo noi, non le curie, non le strutture, non i palazzi, e così via.

Se siamo noi la vera Chiesa, cioè il vero, anche se invisibile Corpo di Cristo, dobbiamo cercare di esserlo. Proprio a noi, suo corpo, Gesù nostro capo, con autorità, dice : “Gettate le reti”. Gesù, che è in noi, è disposto a rinnovare la pesca miracolosa, ad un patto: che da parte nostra si abbia il coraggio di fidarci di più di Lui. 

Dove vedere il volto di Gesù? Nel volto sorridente e incoraggiante di ognuno di noi, delle persone vere e buone. 

don Rinaldo Sommacal