Omelie

Omelia di don Rinaldo del 26 novembre 2017 - Cristo Re (Anno A)

L’Anno Liturgico 2016-2017 oggi celebra la sua  positiva conclusione ed é pronto a passare il testimone all’Anno 2017-2018, che avrà per guida l’evangelista Marco. Questa solenne liturgia di fine anno liturgico, da sempre è chiamata ‘Solennità di Cristo Re’. Di conseguenza, Gesù, il nostro Re e noi il Suo Regno, saremo l’oggetto di questa omelia.

L’ambizioso progetto, che ci coinvolge, è partito dall’Eternità e si proietta verso l’Infinito e l’eterno. L’Eternità di Dio e l’immortalità dell’uomo si incontrano. Se il progetto coinvolge la SS. Trinità (e lo è), la sua realizzazione vede impegnati, con ruoli diversi, ma in una ammirabile armonia, Dio Padre e Figlio e Spirito e l’uomo. 

Il Dio Figlio, sceso perennemente tra noi, continuerà a raccoglierci nell’unico Cantiere. Le sacre Scritture indugiano sulla persona del Messia. Risulterà essere il Figlio di Dio, ma generato da noi. Sarà chiamato con tanti nomi, ma nessuno lo potrà definire. Il nome che pervade tutte le Sacre Scritture e che Gesù farà suo, è questo: “Io sono il Pastore di Israele”. Si rivestirà dell’abito che odora di pecora. Prima di chiedere, dà; prima di giudicare, porta ai pascoli ubertosi; prima di condannare, cura, guarisce, insegna, cerca, raccoglie, perdona, soprattutto ama e trattiene il castigo. Amore inesauribile, permanente, a tutte le ore, anche all’ultimo istante. Dio entra nella nostra storia per mezzo di Gesù. Ma per Gesù, regnare significa servire, come fa ogni buon pastore.

Alla fine dei tempi la storia del Regno sarà vagliata e giudicata dal suo Re Pastore, infallibile Giudice. Separerà gli uni dagli altri. Alla Sua destra metterà gli Angeli buoni, i santi da altare e anche le innumerevoli pecorelle che avranno perseverato, magari in modo imperfetto, nella sequela del Pastore. 

Vi accorreranno anche i peccatori pentiti, i retti di cuore, la moltitudine di coloro che, senza conoscere Gesù, saranno entrati a loro insaputa nel Regno dei giusti, proclamati beati da Colui che non conobbero, ma che Lui ben conobbe. Chissà con quale meraviglia io, piccolo pastore del Buon Pastore in Belluno, mi vedrò sorpassare da persone che ritenevo di scarso rilievo o di dubbia moralità. Molti potranno dirmi: “Tu hai predicato, noi abbiamo fatto”. Come vorrei imparare la lezione da questa solennità: dopo averle predicate agli altri, vivere le Beatitudini come le hanno calzate, spesso di nascosto, magari derise e umiliate, tante e tante persone che anch’io ho considerato di poco conto. Dirò loro: “Per mia colpa”.

Ma il vangelo chiede che si vada avanti e si ascolti anche quella pagina terribile, per me ancora difficile da capire e da accettare, ma logica, soprattutto alla luce delle nostre leggi che ci dicono: “Chi sbaglia e non si pente, deve pagare. Chi sbaglia lievemente, pagherà lievemente, anche se non sappiamo come. E chi pecca in modo grave, perfino orrendo, senza dare segni di pentimento alcuno? Che sorte avranno in quel dì?” Con timore e tremore mi fermo qui! Solo Dio può rispondere da Dio!

don Rinaldo Sommacal