Omelie
Omelia di don Rinaldo del 19 novembre 2017 - Per Anno XXIII (Anno A)
Il brano veterotestamentario dei PROVERBI (prima lettura) fa l’elogio della donna ideale. Ci interessa? Eccome. Un testo che viene a sfatare tanti tabù. È perfetta la donna che, prima del ‘fare’, cerca di raggiungere la sua più alta identità femminile. Troppo spesso la si è voluta e la si vuole donna ‘tutto fare’, con il rischio di ridurla a un essere a cui tutti possono comandare, dal marito, ai figli, alla società, alla Chiesa. Troppo spesso la donna ha subito la condizione di ‘serva’. Si è perfino avuto il coraggio di definirla di natura inferiore all’uomo. Nulla di più ingiusto, disonesto, deformante, soprattutto alla luce della fede cristiana, fondata sull’infallibile magistero divino.
La crisi della donna non si risolve mutando il solo stato sociale, facendola passare, cioè, da serva a padrona, da dipendente a imprenditrice, da povera a ricca, da sposa a single, da madre a donna emancipata dai ruoli imposti dalla maternità, ecc. Sarebbe come cadere dalla padella alla brace. Sarebbe un rincorrere, come è successo, l'identità femminile ancora per strade sbagliate, le strade del fare e dell’avere. La donna deve, in primo luogo, scoprire la sua identità, la sua intima natura, la sua divina e umana vocazione, il suo vero e proprio ‘io’ che la renderà libera in ogni sua scelta liberamente maturata.
La scrittrice Marta Brancatisano ci dice: “La donna, per sua natura, è complementare all’uomo. Nessuno dei due è tutto: ognuno dei due é per l’altro ciò che l’altro non ha e di cui ha bisogno, senza cui non sarà mai vera donna, vero uomo”. Quindi l’uno e l’altra sono metafisicamente complementari nella loro inconfondibile diversità.
Cosa media le due diversità che portano la donna e l’uomo all’unità? L’altissimo e positivo dono della sessualità, da sdoganare dalle negative manipolazioni. Fin quando la donna e l’uomo non scoprono il valore costitutivo della loro sessualità, mediatrice e costruttrice di coppia, né l’uno, né l’altra avranno raggiunto la loro identità e completezza. La crisi della coppia spesso inizia quando la loro sessualità è diventata un surrogato individuale, fine a se stesso.
Nella donna vera, tutto è femminile: il sentire, il pensare, il credere, il pregare, il fare, il desiderare, il tacere, il guardare, il vestire, l’incedere, ecc. La sessualità maschile non è solo corpo. È virile il sentimento, l’affetto, il pensiero, la professione, l’inventiva… Se il tutto non fa coppia, facilmente la coppia si scolla. O c’è complementarietà o subentra il conflitto degli interessi, fino alla reciproca distruzione.
Mi arrischio di fare una affermazione conclusiva: “Vogliamo salvare il mondo? Salviamo la coppia ‘uomo-donna’, purificata da tutte le sue specifiche, inevitabili e ricorrenti bue”. Alla luce della parabola evangelica, possiamo dire che anche la sessualità è un ricco magazzino di talenti. O vanno sprecati nel commercio del sesso, o valorizzati come doni divini. Paolo ci incalza: “Chi ha tempo non aspetti tempo”. Stiamo pronti all’incontro con Dio l’Amato e non con un ‘chi è lei?
don Rinaldo Sommacal