Omelie

Omelia di don Rinaldo del 5 novembre 2017 - Per Anno XXXI (Anno A)

La Parola di Dio è la Cattedra della verità, é il fondamento della morale. È la verità, infatti, che ispira le leggi morali che regolano la vita dell’individuo e della società, sia per il bene individuale che collettivo. A chi Gesù ha detto: “Andate e predicate a tutti la Parola di Verità?” Ai suoi apostoli e ai suoi discepoli, su cui ha inviato lo Spirito di Verità che li ha consacrati sacerdoti. 

Già per mezzo del suo profeta Malachia, Dio si rivolge ai sacerdoti veterotestamentari e dice loro: “Predicate al popolo che Dio c’è, che è l’unico, che non ve ne sono di altri”. I sacerdoti, quindi, hanno il potere e il comando ricevuti da Dio di predicare incessantemente Dio e il severo, ma gioioso primato di Dio.

Il pio israelita mai dovrà iniziare e terminerà la giornata come se Dio non ci fosse e come se non ricevesse da Lui l’olio della vita, suo dono d’amore, sapendo che, ad amore dato, risponde amore ricambiato. È dovere prioritario dei sacerdoti del Dio vero di spiegare al popolo i principi morali dai quali scaturiscono le leggi da fare e da osservare. I sacerdoti saranno esenti da colpa e annoverati tra i prediletti di Dio, se avranno incessantemente predicato al popolo, con la parola e con la loro condotta di vita, il primo dei 10 comandamenti, che dice: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Ai sacerdoti si chiede primariamente una predicazione che dona proposte e risposte d’amore, che è il modo migliore per amare Dio, amare tutti e amare noi come fossimo, e lo siamo, il primo prossimo.

Gesù riprende il tema, ma con più severità. Constata che i richiami veterotestamentari del suo divin Padre, per mezzo dei profeti, sono stati quasi sempre violati e che i sacerdoti e i capi del popolo, si servirono di Dio per garantirsi scandalosi privilegi di comodo. Guai a quelle autorità, che impongono come fardelli la fede e le leggi agli altri, mentre loro vi si sottraggono. Guai alle autorità religiose e civili, che fanno del loro ministero un ostensorio per farsi vedere e incensare.

L’invito alla conversione quotidiana, se in primis è rivolto a non sacerdoti, risuoni dolce e forte per tutti. L’apostolo Paolo ci è di esempio. Fa pubblicamente questa preziosa confessione: “Ho sempre cercato di comportarmi, nel mio ministero apostolico, come il Dio di Gesù Cristo vuole. Siamo stati amorevoli verso di voi come una mamma. Avremmo desiderato di darvi non solo il vangelo, ma la nostra stessa vita“.

Queste parole commoventi, interrogano frequentemente anche me sacerdote e a lungo pastore del gregge che Gesù via via mi ha affidato. Vorrei poter concludere il mio ministero con le commoventi parole di Paolo: “Ringrazio Dio continuamente , perché avete ricevuto da noi la parola divina della predicazione, non quale parola di uomini, ma come è veramente quale parola di Dio, che opera in voi che credete”. 

Se noi sacerdoti siamo in gran parte responsabili della vostra fede, voi, fedeli, fatevi carico di sostenere i vostri sacerdoti nel consumare la loro vocazione e missione.

don Rinaldo Sommacal