Omelie
Omelia di don Rinaldo del 22 ottobre 2017 - Per Anno XXIX (Anno A)
Oggi Isaia profeta fa una affermazione, Matteo gli risponde e Paolo apostolo li interpreta.Dio per mezzo del suo profeta afferma che ogni iniziativa favorevole all’uomo, parte da Lui. Matteo, a sua volta, ci trasmette la sottile, ma accanita polemica dei farisei che vorrebbero rivendicare la capacità di andare a Dio con le sole loro forze.
L’espediente dei farisei di tendere una trappola a Gesù sul problema delle tasse, è solo un tranello intelligente teso a Gesù, allo scopo di metterlo in fallo. Ma il Dio predicato da Gesù è il Dio da sempre predetto dai profeti, in difesa dei quali Gesù dirà: “Non una sola sillaba detta dai profeti andrà perduta. Il Dio di Gesù, quindi, è il Dio di Isaia a cui i farisei dicevano di credere, pur a modo loro. Nel brano odierno Isaia mette in risalto che le sorti dell’uomo sono nelle mani, non dell’uomo, ma di Dio.
All’uomo invece l’enorme responsabilità di amministrare o di dilapidare gli immensi tesori che Dio all’uomo dona in continuazione. Il Dio di Isaia stava per liberare il suo popolo dalla lunga e umiliante schiavitù babilonese, schiavitù in gran parte dovuta all’infedeltà del popolo al suo Dio e alle Sue leggi. Ma ecco il colpo inaspettato: Dio invierà un re pagano a liberare Israele, Ciro, che così diventerà la figura di Cristo, il profetizzato liberatore.
Isaia enumera alcuni aspetti della benevolenza continua di Dio nei confronti dell’uomo, peccatore compreso. Dice il Signore: “L’ho preso per la destra”. È un classico per dire e affermare che Dio è accanto all’uomo, sempre. Dio non nega che, essendo alto il premio finale, la gara della vita ne debba essere all’altezza. In questa gara Dio ci precede, ci è accanto, ci segue, a volte ci solleva, sempre a modo suo. Solo l’atleta sprovveduto, incredulo, distratto, pigro… non avverte la sua presenza ed è capace di dirgli: “Mi hai lasciato solo.”
Dio c’è, ma non si sostituisce all’uomo, né si impone. Se richiesto, Dio è capace anche di entrare nel corpo dell’atleta, come insegna Gesù con l’Eucaristia, diventandogli forza, entusiasmo, convinzione, fino alla vittoria finale. Ci insegna il catechismo della Chiesa cattolica che “con le sole nostre forze non possiamo dare la scalata alla perfezione”. Solo con la grazia e preveniente e attuale siamo in grado di compiere qualcosa di buono, di giusto, di santo; solo con l’aiuto di Dio possiamo, a nostra volta, aiutare Dio.
Questo san Paolo insegnava e ci insegna. Ascoltiamolo: “Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da Lui. Il vangelo non si è diffuso tra voi con la sola parola umana, ma con la potenza dello Spirito”. Ecco enunciati a nostro vantaggio gli ingredienti della nostra vera spiritualità: ci vuole l’aiuto del Dio di Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito e la nostra libera risposta. Il vangelo, però, non dà il raccolto se prima non è seminato; non cresce se non é accolto e coltivato quotidianamente. La seminagione sarà efficace solo se il predicatore conosce il seme e se il seme non è la parola del predicatore, ma dello Spirito Santo. Ogni istante può essere quello decisivo. A noi rendere l’istante decisivo.
don Rinaldo Sommacal