Omelie

Omelia di don Rinaldo del 15 ottobre 2017 - Per Anno XXVIII (Anno A)

Dio, per mezzo di Isaia profeta, promette di imbandire per tutti i popoli, sul monte Sion, un banchetto di squisite vivande. A sua volta Gesù racconta una parabola dove paragona il Regno dei Cieli a un banchetto di nozze, a cui tutti, anche con una certa virulenza, sono invitati al banchetto, con l’abito nuziale. Con questa parabola, il Dio di Isaia non intende affatto imbonire il suo popolo con future promesse paradisiache, allo scopo, però, di indurlo oggi a una cieca e dura obbedienza. Il Dio di Isaia, a quanti scelgono oggi di affrontare e vincere la dura battaglia del bene sul male, promette quattro doni eccezionali e intramontabili.  

Il primo dono che Dio elargirà a tutti e a ciascuno, proprio dopo essere stato da loro offeso anche gravemente, é la definitiva vittoria della vita sulla morte. Il secondo dono sarà la capacità di vedere Dio così com’è senza veli di separazione. I teologi la chiamano la ‘visione beatifica di Dio’. Se quaggiù non ci stanchiamo mai di godere di un bellissimo panorama, il paradiso non sarà l’eterno e noioso riposo, ma il quotidiano e irripetibile cibo della novità in perenne divenire. Terzo dono: l’assenza assoluta del dolore che qui in terra è la nostra quotidiana valle di lacrime. Quarto dono: in paradiso non troverà ospitalità la malvagità. Attraverso la risurrezione la natura umana sarà permeata dal ‘lumen gloria’ che porterà tutti e ognuno a scegliere ciò che è bello, buono e gaudioso. Isaia conclude dicendo: “Ecco chi è il nostro Dio: è Colui che salva”.

Cosa dobbiamo fare per essere arruolati da protagonisti nell’esercito del Dio che salva? Risponde san Paolo che, pur tribolato nel corpo e nello spirito, ci tramanda un grido che vogliamo fare nostro: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”. Chi è questo “Colui che mi dà la forza?”

Per chi ha avuto la felice avventura di conoscerlo, è Gesù, il Dio che porta l’uomo a diventare come Dio. È certamente nel numero degli eletti chi non ha conosciuto Gesù, ma è un convinto credente di un’altra religione che si fonda sui valori fondamentali e condivisi. Chi, non avendo potuto approdare a nessuna religione, o il cristiano che ha lasciato la Chiesa, per aver patito uno scandalo grave, non sono certamente fuori della salvezza. Ma non possiamo non esultare noi cristiani, poiché abbiamo una religione che è capace di trasformare in gradini al cielo ogni nostra buona azione, come afferma Paolo: “So vivere nella povertà come nell’abbondanza… Il mio Dio colmerà ogni mio desiderio”. Tutto, quindi può essere strada alla salvezza, compreso il peccato, poiché Gesù si è lasciato tartassare dal peccato per conquistare  il peccatore.

Il Vangelo ci assicura che il paradiso è l’eredità di tutti e di ciascuno, nessuno escluso, eccetto colui che sceglie di autoescludersi con lucida scelta. Costui usa in modo aberrante dei doni ricevuti gratuitamente, per andare contro Colui che glieli ha dati gratuitamente con amore.

don Rinaldo Sommacal