Omelie

Omelia di don Rinaldo dell'8 ottobre 2017 - Per Anno XXVII (Anno A)

La prima e la terza lettura, attraverso due parabole consimili, parlano del rapporto che c’è tra il padrone della vigna e la vigna, cioè tra Dio e il popolo di Dio, l’intera umanità. Noi ci siamo totalmente entro. Il rapporto che Dio ha con noi è solennemente proclamato dal profeta Isaia con queste parole: “Canterò per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna”, cioè noi. Un canto di struggente bellezza. Ma la risposta della vigna è deludente  e dissacrante. Perfino la sua cultura si è specializzata nell’esaltare i vizi dell’uomo. 

Sembra che gli uomini si siano evoluti nell’infangare l’amore anziché nel costruire storie di amore vero. Perché allora non far convergere, almeno un ‘una tantum’, le nostre energie migliori, per entrare in quel ‘cantico d’amore’ che muove Dio a volere la vigna? Vangarla, liberarla dai sassi, difenderla con una torre, piantarvi viti scelte, certi di una generosa vendemmia? Chissà! Riscopriremmo l’amore che Dio ha per noi. Confessando la nostra freddezza, le nostre scortesie, le cattiverie, i tradimenti… nei confronti di Dio amore, potremmo convertirci in risposte d’amore, diventando squisiti grappoli d’uva.

Dio, lo ripetiamo fino alla noia, è Amore. È Amore in se stesso. Ma non è un amore monocorde. Innumerevoli e inesauribili sono le note dell’amore divino. Note che van-no a comporre quella sinfonia che non solo diletta, ma è fontana vivace di sempre nuovo amore. Gli assetati che vi attingono, diventano anch’essi sorgenti di vita eterna. Se poi vogliamo cantare il Dio amore, potremmo dilettarci a scoprire i singoli e innumerevoli attributi, ognuno dei quali è tutto Dio, cioè l’eterno, l’infinito, l’onnisciente, l’onnipotente, la verità tutta intera, la libertà che libera, la semplicità che noi proclamiamo come ‘mistero della fede’, ecc. ecc.

Ma l’amore, per sua natura, come il fuoco è diffusivo di se stesso. Dio non volle tenere solo per sé il dono dell’esserci, dell’esistere, dell’operare. Spinto dall’amore, volle popolare il nulla di esseri creati perché amati. Li volle innumerevoli, per avvicinarli al suo essere infinito. Li volle in evoluzione, per rivelare il suo eterno divenire. Li volle diversi, per distribuire, attraverso la diversità del creato la sua inesauribile identità. Li volle unificare, attraverso sistemi interdipendenti, per rivelare a noi la sua unità nell’immensa diversità. Li consegnò all’uomo, a sua volta divinizzato, quindi suo interlocutore a nome di tutto il creato, per avviare un perenne e sponsale dialogo tra l’Amore creante e l’amore creato, per condividere perennemente lo scopo della sua perenne esistenza. Tutto doveva avvenire secondo la norma di una alleanza scritta tra il Creatore e il creato. Purtroppo abbiamo disobbedito e stracciato il patto. 

Tutto tramontato allora? No! Dio Amore ritesse, come ben sappiamo, la sua alleanza tra Lui e la creazione, rimessa da Lui nelle nostre mani e firmata con il sangue del Dio-uomo. Al ragionamento si può resistere. All’amore no. Come ci dice l’apostolo Paolo, rispondiamo con ‘tutto ciò che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato’. La nostra risposta sia un Sì! 

don Rinaldo Sommacal