Omelie
Omelia di don Rinaldo del 17 settembre 2017 - Per Anno XXIV (Anno A)
Domenica scorsa la Parola di Dio era rivolta, con tutta la sua efficacia, sulla strada da costruire del precetto dell’amore verso il prossimo. Questa domenica ne continua la costruzione, ma con uno sguardo rivolto alla corsia di emergenza, cioè all’amore che si fa perdono. Perdono invocato dal peccatore pentito, ma ancor più l’amore dell’offeso che si fa perdono.
Ogni peccato, piccolo o grande, fa due vittime: l’uomo e Dio, Dio e l’uomo. Chi colpisce l’uomo, colpisce anche Dio. A volte il peccatore se la prende direttamente con Dio, come quando lo nega, come quando lo insulta, lo mette sotto processo, lo oltraggia calpestando le Sue leggi.
Il peccato offende tutta l’umanità, poiché viene offeso Dio che é il Padre di tutti, il nostro Padre. Lo ripetiamo: ogni peccato è una offesa a Dio Padre e a noi suoi figli.
Cosa fa una società bene organizzata di fronte alle offese alle leggi giuste? Scova il colpevole, lo giudica e gli infligge una pena e una ammenda proporzionata, riparando, così, l’offesa alla società. Il potere dell’uomo è capace di giudicare, condannare, punire, ma non di perdonare e di distruggere la colpa.
La legge divina, invece, si è andata via via chiarendo, fino a raggiungere la sua pienezza in Cristo, il nuovo e ultimo Mosè. Già nell’Antico Testamento si trovano squarci di grande innovazione. Dice il Siracide: “Chi si vendica avrà la vendetta del Signore”. Consiglia, poi, di non cadere nella trappola che l’offesa tende all’innocente. L’innocente offeso sarà tentato dal rancore che porta alla vendetta. Tentazione a volte molto forte e motivata. Siracide, ispirato da Dio, il Dio di Gesù Cristo, dice a colui che è ricolmo d’ira: “Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione dal Signore?”.
Gesù completerà il Siracide. Cosa ci dice in ordine al rapporto offeso-offesa? Gesù, con autorità, proclama: “Vi fu detto! Ma io vi dico!”. Cosa ci sta dicendo, poiché è Lui che ci sta parlando? Prima fa chiarezza estrema circa il dovere, da parte di tutti, di tendere alla santità, dicendo: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Poi, con altrettanta chiarezza e autorità impressionanti, in forza dell’amore, comanda il perdono e un perdono ad oltranza.
Se ci mettiamo nei panni dell’offeso che deve perdonare, questo comandamento, come a Pietro, può apparire esagerato. Se, invece, ci mettiamo dalla parte di chi ha bisogno di essere perdonato, perché vittima quotidiana delle proprie debolezze morali, allora il vangelo di Gesù si rivela divino. Solo Dio, infatti, può vendicarsi in questo modo: perdonando, perdonando sempre, anche al pentito dell’ultimo istante, anche a Giuda appeso all’albero.
Dio è grande non per la capacità di creare dal nulla e che nulla gli costa, ma per la capacità di perdonare senza misura. Di conseguenza, è cristiano vero colui che sa amare fino a perdonare. Chi sa amare, perdona. Chi sa perdonare, è e sarà divino.
don Rinaldo Sommacal