Omelie

Omelia di don Rinaldo del 13 agosto 2017 - Per Anno XIX (Anno A)

Quel “fermati alla presenza del Signore”, chiesto da Dio ad Elia, che stava passando un momento di crisi profonda nella sua missione profetica, oggi lo colgo con umiltà, perché sia per me e per ognuno di voi, qui convocati dallo stesso Dio di Elia, un dono chiarificatore.

“Fermati!” disse il Signore a Elia. Perseguitato dalle autorità e abbandonato da chi si era dato al culto interessato di divinità pagane, Elia era in fuga da se stesso e da Dio. Lo troviamo lassù sul monte, di notte, solo, con il celato proposito di farla finita. Mentre era a tu per tu con se stesso, Elia sentì il suo Signore dirgli: “Esci dalla caverna e fermati sul monte, alla mia presenza”.

Spesso ci capita di sentirci alla presenza del Signore, ma più nei momenti di crisi, quando qualcosa di storto ci è capitato o è capitato in giro per il mondo. In quei momenti, l’interrogativo, più che riceverlo da Dio, siamo noi a porlo a Lui, con amarezza e sconforto. Nelle disavventure sgorga spesso dalla nostra bocca, la domanda da offesi: “Signore, dov’eri?”.

Alla stessa domanda, Dio diede ad Elia una risposta indiretta, attraverso le voci del creato. È il vento impetuoso e devastante la voce di Dio? No. Dio ci parla con i terremoti così frequenti e disastrosi anche ai nostri giorni? No. Il Signore non è nei terremoti, come non lo è negli incendi così devastanti nonostante le più avanzate attrezzature e professionalità, incendi spesso causati da dei veri vigliacchi piromani. Sgomento da tanta virulenza, dopo il terremoto, dopo il vento impetuoso, dopo il fuoco devastante Elia sentì il ‘sussurro di una brezza leggera’. Come l’udì, Elia si coprì il volto e uscì dalla caverna. Quella brezza leggera era la presenza di Dio. La forza di Dio è la leggerezza.

Il Vangelo, con tinte meno drammatiche, ma ugualmente loquaci, si collega alla prima lettura ora meditata. Al posto di Elia troviamo gli imperfetti discepoli di Gesù. Al posto del terremoto e del fuoco troviamo una barca da pesca in preda delle onde, causate dal vento contrario. Dopo aver messo in atto tutti i segreti del loro mestiere, quei pescatori invocarono Dio. Dio intervenne per mezzo di Gesù, il quale non volle sostituirsi a loro. Dopo aver rispettata tutta la loro esperienza professionale, Gesù andò loro incontro, camminando sulle acque. Questo creò un comprensibile sconcerto e sgomento tra i suoi discepoli navigati pescatori. Gesù non li sgridò, né attirò la loro attenzione sulla sua persona di taumaturgo. Intervenne, invece, con dolcezza, dicendo loro: “Coraggio, sono Io, non abbiate paura”. 

Due cose da fare nostre. La prima: non fare di Dio l’ultima spiaggia dei nostri momenti difficili, col rischio di incolparlo dei disastri. Dio, infatti, é qui, è a casa nostra, sempre, dolcemente. La seconda: rispondere in modo dolce e affettuoso al Dio, presente, sia nei momenti belli che fanno gridare al mira-colo, sia negli eventi che non tolgono il velo del mistero e ci chiedono una fede ancora più forte, quella che sposta le montagne e che riconosco in voi.

don Rinaldo Sommacal