Omelie

Omelia di don Rinaldo del 2 luglio 2017 - Per Anno XIII (Anno A)

Pur essendo questa una domenica che non fa riferimento a particolari misteri di fede, ugualmente riversa su di noi uno scrosciante torrente di messaggi salvifici. Ci fermeremo, per esigenze di tempo, al messaggio che ci viene dalla profondità del Vecchio Testamento.

Dio ci sta parlando, qui e ora, attraverso la vita e le opere di un grande profeta di nome Eliseo. Eliseo è povero, non possiede assolutamente nulla, all’in-fuori della Parola di Dio. Per vivere va mendicando. Vive di elemosina.

Ed ecco l’eterno incontro - scontro tra la povertà e la ricchezza. Una illustre e facoltosa donna lo trattenne a mangiare. In seguito tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. Ella disse al marito: “Facciamo una piccola stanza superiore, mettiamoci un letto, una tavola, una sedia e un candeliere. Venendo da noi, quell’uomo di Dio vi si potrà ritirare”. Tra Eliseo, il povero e i due ricchi sposi, si instaurò un rapporto che oggi diventa per noi cattedra di riflessioni. 

È vero. Gesù è molto severo con i ricchi e ha parola di fuoco contro ‘mammona’, la ricchezza elevata a divinità. Ma è pur vero che ogni singolo insegnamento va letto e compreso alla luce di tutta la rivelazione. Tentiamo di riassumere la dottrina cristiana circa la ricchezza: la ricchezza non è una divinità, ma un potente mezzo; la ricchezza, essendo potente, emana la fortissima tentazione di farsi cercare e considerare una divinità davanti a cui è bello e facile piegare le ginocchia e lasciarsi possedere da essa.

La grandezza dell’uomo sta proprio qui: nel non cadere nella tentazione, ma nel dominare la ricchezza e governarla, usandola per gli scopi per i quali il Creatore l’ha voluta; oggettivamente la ricchezza appartiene a tutti coloro che, o per lavoro o per eredità, se la trovano in casa. Ma non devono sottrarla al bene comune. Devono, con saggezza e cristianamente, amministrarla, perché cresca ancor più e i suoi frutti arrivino a tutti, senza cadere nella tirchieria e nell’avarizia che accumula, sottrae e genera nuove povertà, nelle quali ci casca spesso anche il ricco insaziabile.

Ogni ricchezza materiale, morale, intellettuale ci è stata data dal Creatore perché venga moltiplicata (vedi la parabola dei talenti). Chi la moltiplica solo per sé, moralmente si mette in stato di colpa. Chi la moltiplica per il bene di molti, ha diritto dei primi frutti del benessere e sarà meritorio davanti agli occhi di Dio che lo chiamerà ‘servo buono e fedele’.

Il povero stimoli il ricco onesto a diventare un imprenditore oculato e vincente, per il bene di molti che cercano onestamente un lavoro. Così facendo, il ricco si trasformerà in ‘provvidenza divina’ che farà esplodere il potenziale che Dio ha posto nel Creato, a beneficio di tutti. Il ricco onesto, un competitivo di Dio che si fa chiamare ‘Provvidenza’.

don Rinaldo Sommacal