Omelie

Omelia di don Rinaldo del 30 aprile 2017 - Pasqua III (Anno A)

Dopo aver percorso, nelle precedenti domeniche, le prime strade della risurrezione con Gesù, il Risorto, oggi ci identificheremo con i due discepoli, che vanno verso Emmaus, simbolo di tutti i nostri fallimenti nel voler capire e realizzare i più grandi sogni della vita, ma anche per ritornare a Gerusalemme, letteralmente rinati nel Risorto che ha donato la maggior parte del giorno della sua risurrezione, a questi due anonimi discepoli, che vedo essere l’immagine di molti di noi, in primis, certamente della mia persona. Mettiamoci, dunque, in cammino con i due.

Ci raggiunge il Risorto. A lui, provvidenziale sconosciuto, raccontiamo tutto il nostro passato. Per quanto riguarda la nostra vita secondo la dignità umana, non ci sentiamo degli smarriti. Ma é salendo ai piani superiori della nostra chiamata alla vita eterna che ci sentiamo andare in crisi. Crediamo di essere usciti dal soffio vitale di Dio, assunti e redenti dall’Incarnazione stessa del nostro Creatore, posti su una strada che chiaramente ci porta oltre il presente, come Gesù, attraverso la porta santa della morte certa, ma anche della risurrezione certa. Ci rendiamo conto che la nostra fede su queste verità, è assai sbiadita e flebile. Non è molto diversa da quella degli increduli. Assomigliamo ai due di Emmaus, che pur avendo sentito parlare di Gesù risorto, non credettero alla sua risurrezione, per altro da Lui annunciata più volte e chiaramente. Non erano approdati alla vera fede, pur avendo incontrato l’Incarnazione della fede tutta intera, Gesù. E’ quello che spesso manca anche a  molti di noi, cioè il tradurre in vita vissuta la meravigliosa verità che ci immedesima nel Risorto.

Come ha fatto Gesù a farli rinascere credenti? Ha ripercorso con i due (oggi con noi) la strada della verità, per arrivare a scoprire chi veramente siamo, perché ci siamo, con chi e in chi siamo. Chiediamoci ora: “La nostra fede, più o meno fervente e vissuta, ha infranto la pietra che relegava tra i morti Colui che credevamo essere la nostra stessa vita?”A volte siamo proprio noi che deponiamo Gesù tra i morti, lamentandoci, magari, come i due di Emmaus, di aver smarrito Colui che, nonostante le nostre debolezze, è tornato a dirci con autorità: “Io sono la strada”.

Chiediamo a Gesù che porti qui con noi i Due di Emmaus. Vorrei chiedere loro: “Accettereste di prendervi cura di questa Chiesa che vive in Belluno e ha bisogno di ridiventare gioiosa, con un po’ di quella gioia che provaste voi quella sera? Rispondono: “Siamo lieti dell’invito. Ci saremo! A presto !”.

don Rinaldo Sommacal