Omelie
Omelia di don Rinaldo del 16 aprile 2017 - Pasqua di Resurrezione (Anno A)
La domenica, voluta dal Risorto come la sua Pasqua permanente, ci accoglie e ci augura in modo speciale la Buona Pasqua. Celebrare la passione, morte e risurrezione di Gesù, non è un ‘una-tantum’, ma è un mistero perennemente presente, ovunque lo si celebri come l’ha vissuto per noi Lui, il Crocifisso, il Morto, il Risorto, il Gesù di Nazaret. Se così è, insieme con voi vorrei portare qui, ora, con la forza della fede, la profetica scala di Giacobbe.
Gesù in croce è la scala che scende dal cielo e poggia sulla terra, per permettere alla terra con i suoi abitanti, di risalire in Cielo. Gesù, la scala che unisce cielo e terra. Gesù, Dio che perennemente scende tra gli uomini. La terra, cioè gli uomini, che, immedesimati in Gesù, possono raggiungere quel beato posto spesso promesso da Colui che, con la sua natura umana, unisce la terra al cielo, e, con la sua natura divina, immerge anche noi, tratti dalla polvere dal nostro Creatore, nella divinità fino a diventare anche noi, morituri sì, ma immortali.
Tornando alla odierna liturgia, ci domandiamo: “Come è stata vissuta la risurrezione di Gesù Cristo, visto che neppure i suoi amici più intimi credettero a quello che aveva più volte detto loro: “Dopo tre giorni risorgerò?”.
Interroghiamo qualcuno dei protagonisti della risurrezione di Gesù, cercando di metterci in comunione con i testimoni oculari della prima Pasqua.
Trovo due misteriose, ma essenziali presenze durante tutto il triduo della passione, morte e risurrezione di Gesù. Con Gesù sono i protagonisti numero uno della sua passione, morte e risurrezione, ma non si vedono. Chi sono? Sono i genitori di Gesù, Maria la mamma e Dio, il divin Padre. Questa loro apparente assenza, questo inquietante loro silenzio, come interpretarli?
Più mi chiedo il ‘perché’, e più mi sento sprofondare entro la sconcertante, cosciente e libera condivisione di Dio Padre e di mamma Maria, di quanto Gesù soffrì in quelle ore che seguirono l’Ultima Cena. Alla supplica di Gesù: “Padre, allontana da me questo calice”, il Padre che certamente gli dice: “Figlio mio, l’amato, sai che le tue sono anche le mie sofferenze. Solo la nostra divinità ci permette di sopportarle, per risanare coloro per i quali chiedo a te di donare la tua vita, fino all’ultima goccia di sangue”.
E la mamma? La mamma è sempre là dove il figlio soffre e chiede guarigione. Maria, perenne seno materno, in quel sabato con il suo divin Sposo, rigenerò Gesù, la nuova ed eterna umanità. Nessun privilegio per Lei, ma piena condivisione di sposa e di madre. Poi il divin Padre e la dolcissima mamma Maria, nel silenzio e nella invisibilità, furono i primi ad abbracciare in famiglia il figlio Risorto.
Segue poi la litania dei testimoni oculari della risurrezione di Cristo: dalle guardie del sepolcro, alle grida di dolore e di gioia della Maddalena, ai grandi interrogativi di Pietro e Giovanni, al ritorno degli Angeli, ai due disperati discepoli di Emmaus, alla reazione dell’offeso Tommaso, ecc. Li incontreremo nelle prossime domeniche. Intanto invito me, ma anche voi, a condividere il grande silenzio di Dio e di Maria. L’apice della fede è lasciarci riempire dai silenzi misteriosi di Dio. Allora capiremo e diventeremo con Cristo, noi stessi, una vera e santa Pasqua.
don Rinaldo Sommacal