Omelie

Omelia di don Rinaldo del 2 aprile 2017 - Quaresima V (Anno A)

La Quaresima accelera il passo e ci porta a sprofondare entro gli oceani del mistero della nostra personale e universale vocazione alla vita piena, di oggi e di sempre. La Parola di Dio, distribuita oggi nelle tre pagine, è troppo densa per interrogarla tutta intera. Per cui invito me e voi a cogliere alcuni passi del vangelo di Giovanni, per farli nostri. Ogni passo che cercheremo di fare, sarà come voler scalare una vetta altissima, che dalla terra sale al cielo e che, dal più alto dei cieli ridiscende per noi, che, nonostante ogni impegno, saremo sempre ben lontani dal capirli adeguatamente. E’ vero! Siamo a noi stessi un mistero.

Se le precedenti domeniche le abbiamo chiamate ‘domeniche dell’acqua e della luce, questa che stiamo celebrando, guidati dall’evangelista Giovanni, la chiamiamo la domenica della VITA. Perché questo nostro ardire, nel chiamarla la ‘domenica della vita’ che vince la morte, quando la morte ci è di casa? Non è una nostra forzatura. È il brano del vangelo, con la sua impressionante ondata di verità, che ci inchioda sui tre grandi interrogativi: cos’è la vita, cos’è la morte, cos’è la risurrezione dei morti, nostra proclamata verità di fede?  

Facciamo una mistica operazione, che è lo scopo di ogni liturgia: sostituire, cioè,  da parte nostra, alcuni personaggi del vangelo. Gesù è il protagonista indiscusso. Gesù non si tocca. A Lui arriviamo noi con le nostre sofferte domande, quasi sempre da soli, a volte in compagnia. Da lui, oggi ci arriva l’altissimo magistero, suscitato dalle suppliche strazianti di Marta e Maria, che hanno portato Gesù a rivelare, con la risurrezione di Lazzaro, la risurrezione dei morti, quindi la nostra futura risurrezione.

Marta e Maria oggi siamo tutti noi, i discepoli di Gesù.Certi lutti, che bussano alle nostre porte, spesso strazianti e laceranti, generano in noi interrogativi più grandi di noi che riceviamo risposte oceaniche, ma non proporzionate alle nostre capacità intellettive. Spesso abbiamo fatto nostro il rimprovero di Marta a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Spesso oggi si sente dire: “Ma Dio dov’eri?” Interrogativo confidenziale, che contiene anche un rispettoso rimprovero verso Dio.

Sentiamo cosa rispose Gesù. Come Dio, Gesù disse alle sorelle in lutto parole che vorrei si imprimessero entro le nostre coscienze religiose. Il Gesù Dio disse a Marta: “Tuo fratello risorgerà nell’ultimo giorno”. Ma il Gesù uomo e amico di famiglia, “si commosse profondamente e molto turbato domandò: dove lo avete posto?”. Deduco, con certezza, che il nostro pianto per la morte di un caro familiare, parente, amico, sia l’invisibile pianto di Dio, che ama farsi chiamare: ‘Dio della vita’. Gesù si fece portare al sepolcro e ordinò: “Togliete la pietra”. Poi, rivolto a Lazzaro come a un vivo, ma di una vita diversa dalla presente, disse: “Lazzaro vieni fuori”. E Lazzaro riebbe la vita.

A noi, ora, rinnovare il Credo che ci fa dire: “Credo la risurrezione della carne e la vita eterna. Amen, cioè così é. Meglio brontolare con Dio, piuttosto che negarlo.

don Rinaldo Sommacal