Omelie

Omelia di don Rinaldo del 26 febbraio 2017 - Per Anno VIII (Anno A)

Il tempo inesorabilmente corre in avanti, carico del suo e nostro passato. Ma, leggendo la Parola di Dio di questa domenica, sentiamo il grande Isaia profeta, dirci una cosa che a noi, secoli dopo, risuona familiare e attualissima. Isaia riporta il lamento di Sion, cioè del Popolo che Dio si era scelto in Abramo e che aveva tratto fuori dagli altri popoli idolatri e pagani, per farne un popolo modello. Con la parola e con i fatti, all’intera umanità, entro la quale per volontà di Dio era chiamato a pellegrinare, insediarsi per un tempo più o meno lungo, Sion doveva far conoscere e adorare il vero e unico Dio. Continuamente a questo suo popolo Dio, mandava messaggi ricchi di verità e di insegnamenti per vivere nella verità. Popolo che Dio chiamava ‘santo’.

Tutto bene a livello teorico. Ma Isaia, lui stesso figlio di Sion, sente il lamento del popolo, rivolto direttamente a Dio. Cosa dice al suo Dio il popolo chiamato Sion? Gli dice: “Tu Signore ci hai abbandonato, tu Signore ci hai dimenticato”.  Come è attuale quel lamento del Popolo che Dio si era scelto, promettendo solo il bene, senza alcun male. Sono certo che anche tra noi, in questi tempi di mali mostruosi, o silenziosamente o condivisa con altri, abbiamo pensato la stessa lamentela di Sion: “Dio, dov’eri quando  succedevano queste catastrofi naturali o le orrende, subdole e mistificate guerre, per lo più fatte in nome di dio, per fortuna non il nostro, anzi contro il nostro Dio?” C’è crisi tra il cristiano credente e il credente cristiano.

Cosa ci risponde Dio? Non entra in polemica con noi. Segue invece una strada ben più lunga del diario quotidiano delle nostre  comprensibili domande senza le risposte che attendiamo. Dio sceglie la strada del cuore per risponderci. In questo caso la logica del cuore supera di gran lunga quella della pura razionalità emotiva.

Quante volte, ascoltano in TV le orribili vicende compiute da questo o da quel gruppo di sovversivi, che hanno fatto strage di persone innocenti e indifese, abbiamo sentito di doverci unire alla rabbia che invocava vendetta subito e totale. Ma solo fino a quando non si è sentito qua e là, il pianto disperato di una mamma. Pianto d’amore, che riconosce la colpa del figlio  assassino, , ma che quell’assassino è sempre suo figlio e lo ama. Quello è il pianto di Dio, che è papà, mamma!

Alla domanda di Sion, di qualche secolo fa, il Signore di Abramo, il nostro Dio che ci è Padre, Madre, Fratello, senza svelare le infinite altre strade che poteva imboccare, ci risponde con un’altra domanda: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non mi dimenticherò mai”.

Quale la nostra più indovinata risposta?  Leggere e rileggere l’inno alla provvidenza oggi riportata dal brano del vangelo. E’ qui che si è ispirato il nostro Cantiere della Provvidenza. Al ‘non preoccupatevi’, Gesù ne elenca i motivi. Scopriamoli. Ci faranno solo del bene.

don Rinaldo Sommacal