Omelie

Omelia di don Rinaldo del 19 febbraio 2017 - Per Anno VII (Anno A)

Paolo di Tarso non teme di sconvolgere i cristiani di Corinto, convertitisi a Gesù con la predicazione sua e dei suoi fedelissimi discepoli. Ecco l’affermazione che è di una inaudita portata, detta con parole facili, che ci rivelano, dall’alfa all’omega, quale sia il vangelo che Paolo ha ricevuto da Gesù, il giorno della sua conversione sulla via di Damasco. Dopo molte e più o meno facili esortazioni, Paolo conclude la sua lettera dicendo ai Corinti: “…tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Oggi i Corinti, a cui si rivolge Paolo, siamo noi, la Chiesa ben radicata e vivace che è in Belluno.

Quella sintesi che Paolo ha proclamato sulla identità del cristiano e della Chiesa di Cristo, suppone che si sia giunti al cuore e all’AMEN del vangelo predicato da Gesù. Forse il cristiano superficiale è capace di concludere, dicendo: “Che bello essere di Cristo e, con Cristo, essere di Dio”. Temo però, che la maggior parte di noi, cristiani (veramente convinti e abbastanza evangelici), di fronte a questa sfolgorante sintesi ( ‘… tutto è vostro, ! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio’), dobbiamo tornare all’inizio della nostra adesione a Cristo, cioè alle domande vorticose sul perché della creazione e sulle profonde e imperscrutabili leggi che escono da Dio, pervadono l’universo e i suoi abitanti e ci chiedono condivisione.

Dio, a sua volta,  è preoccupato, non tanto di rivelarci i segreti del creato (segreti che superano ogni nostra  intelligenza), quanto di chiederci l’adempimento della sua volontà che indichiamo con una parola a noi familiare, anche se molto riduttiva, cioè la Sua Legge, via via formulata in comandamenti, da quelli fondamentali ed immutabili, a quelli frazionatisi poi in numerosi precetti guida, modificabili nel tempo.

Quale comandamento riceviamo oggi dal brano del ‘Levitico’, prezioso libro veterotestamentario? Riascoltiamolo. Il legislatore è Dio e il mediatore tra la volontà di Dio e la legge dell’uomo, è Mosè che deve in primo luogo capirla per poi imporla, quindi giudicarla. Gli ordina il Signore: “Parla a tutta la comunità dicendo loro: “Siate santi, perché io sono santo”. Queste parole del Signore non sono un semplice precetto. Sono simili alla pietra d’angolo su cui poggerà tutta la casa comune degli uomini. E’ il principio morale unico e fondamentale del creato verso il suo Creatore.

Ed ecco arrivare Gesù, il nuovo e unico Mosè. Parlerà all’uomo da uomo, lo aiuterà da fratello e maestro, lo giudicherà da Dio nella verità e con misericordia. Gesù salva tutte le leggi di Mosè, ma le completa con  la logica di Dio che é: “Vi fu detto… Ma io vi dico”.  E’ il Gesù Dio che rivede e perfeziona tutte le leggi  dettate a Mosè, le pone tutte sopra la pietra d’angolo della Sua morale unica, che è il precetto dell’amore: “Amerai il Signore, amerai il tuo prossimo, amerai te stesso”. Non si fermi qui la nostra sete di conoscere Dio e la Sua volontà, anche spicciola e concreta, in tempi turbinosi come i nostri giorni. Gesù, indicando Dio come nostro Padre, ci considera tutti fratelli.

Ma lo siamo? A noi  risponderci, senza barare.

don Rinaldo Sommacal