Omelie
Omelia di don Rinaldo del 29 gennaio 2017 - Per Anno IV (Anno A)
Abbiamo ascoltate le ‘beatitudini’ così come le ha proclamate con autorità Gesù e che, con grande precisione, l’evangelista Matteo, testimone oculare e auricolare, ci ha tramandato. ‘Beatitudini’ che spesso incontriamo nel corso dell’Anno Liturgico.
Mi attira il modo con cui Gesù maestro diventa il modello per ogni sacerdote, chiamato prima ad ascoltare e meditare la Parola di Dio, per poi trasmettere alla comunità, con l’omelia, quello che Gesù ha detto, fatto e consegnato alla sua Chiesa di sempre e presente in ogni dove.
Il racconto di Matteo inizia così: “Vedendo le folle Gesù salì sul monte”. In questa premessa, rivedo quello che, il sacerdote, chiamato a presiedere la celebrazione, deve fare, come preparazione remota e prossima. Deve scalare l’irta parete di ogni lettura della liturgia della Parola. Come Gesù, deve farlo ‘seduto’ idealmente nel suo ufficio, che diventa il suo ambone domestico. L’ omelia, non può mai essere affidata alla improvvisazione, se non in rarissimi, inevitabili casi. Papa Benedetto XVI diceva di preparare l’omelia della domenica fin dal lunedì precedente. E’ quello che dovrebbe fare ogni sacerdote chiamato a presiedere l’eucaristia domenicale.
Continuando, l’evangelista dice: “Si avvicinarono a lui i suoi discepoli”. Come non vedere in questo inciso quello che dovrebbe succedere anche oggi: cioè che i fedeli attendano con animo festoso la domenica per ‘avvicinarsi’ a Gesù e concelebrare con lui la santa Messa. C’è l’inciso che mi permetto di evidenziare, perché ci tocca in modo esortativo. Dice Matteo: “Si avvicinarono a Lui i suoi discepoli”.
Quando Gesù parla, ci chiede l’ascolto, favorito dalla puntualità che noi dovremmo sicuramente migliorare. Non deve essere Gesù che attende noi, ma noi, che ci mettiamo per tempo in un religioso ascolto. Soltanto così Gesù può essere ascoltato fruttuosamente, cioè dopo che noi fedeli siamo diventati un unico orecchio, per poter poi rispondere alle singole nostre esigenze.
Gesù “insegnava loro” continua Matteo. Qui si afferma che l’unico Maestro di vita umana e cristiana è sempre e solo lui. Noi sacerdoti siamo, i consacrati a dare voce e presenza sacramentale alle parole di Gesù. Voi, gli uditori puntuali e creativi. Una revisione del nostro ascolto di Dio ogni tanto è doverosa e fa bene a tutti.
don Rinaldo Sommacal