Omelie
Omelia di don Rinaldo del 22 gennaio 2017 - Per Anno III (Anno A)
Colgo alcune positive provocazioni dalle letture bibliche da poco proclamate e ascoltate con attenzione. Cerchiamo di condividerle.
Il profeta Isaia, che non lesina critiche spesso folgoranti nei confronti dell’ Israele di Dio, oggi invece inaugura la nostra liturgia della Parola con un annunzio lieto, gioioso e profetico. Sappiamo che i profeti veri non dicono cose personali, ma sempre quelle suggerite da Dio, anche se, poi, le trasmettono con il linguaggio proprio di ognuno, pregi e difetti.
Ci dice Isaia: “(il Signore) renderà gloriosa la via del mare, del fiume Giordano, della Galilea delle Genti”. E’ un parlare profetico, ma anche lirico. In questo caso le strade tracciate dalle navi, percorse dal fiume che farà della Galilea la terra promessa dalla quale uscirà l’Atteso dalle Genti, sono tutte profezie in chiave molto positiva e fonte di speranza e gioia vera. Isaia, superato solo dal profeta Geremia in fatto di previsioni grondanti pessimismo, qui ci dona una gioiosa pagina circa il futuro, non solo di una piccola terra e di un minuscolo popolo, ma vasta quanto è vasto l’intero creato.
Apriamo le porte del nostro animo, spesso depresso dai mille eventi negativi e lasciamoci lievitare da questa Parola che Dio oggi rivolge a noi, che siamo la nuova Terra Promessa. “Il popolo, che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce… Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia”. Oggi siamo noi il popolo che cammina nelle tenebre, mai fitte come in questi ultimi tempi. Convertiamoci alla speranza, non quella che illude e poi delude, ma a quella che è uno dei doni che lo Spirito invia su di noi e alimenta ogni domenica con la mensa conviviale che stiamo consumando. In settimana evitiamo di essere persone dal volto triste. Nel realismo del nostro presente e della nostra indole, cerchiamo di generare e diffondere messaggi non finti di fiducia e di speranza. In questa settimana, in cui tutte le Chiese cristiane, divise tra loro, cercano strade di vera unità, Paolo apostolo va dritto e svela le radici delle religioni che dividono il Corpo di Cristo che siamo noi, Sua Chiesa.
Non sarà l’unica, ma certamente una delle principali cause della divisione tra cristiani, è quella di sostituirsi a Cristo. Paolo, a chi lo voleva il Messia, disse e ci dice: “Io non sono il Cristo, ma di Cristo”. Questa è la carta di identità del Cristiano. Riportiamo nella Chiesa l’unità tanto chiesta da Gesù.
don Rinaldo Sommacal