Omelie
Omelia di don Rinaldo del 15 gennaio 2017 - Per Anno II (Anno A)
La scorsa domenica, celebrando il memoriale del battesimo di Gesù, abbiamo avuto anche l’ardire di affermare la coscienza della permanente e reale rinascita del figlio di Dio in ciascuno di noi. Così, spero, lo sia stato per me, ma anche per tutti voi.
Ora, deposti i segni natalizi e indossati i paramenti color verde, il colore liturgico del feriale, con questa liturgia apriamo il tempo, detto ‘ordinario’ che altro non è che il prezioso ‘quotidiano’. Se il Natale possiamo paragonarlo allo stupore e alla gioia grandissima che provano gli sposi novelli quando scoprono quello che tanto desideravano, cioè il concepimento di un figlio, il tempo liturgico, invece, che oggi accogliamo senza particolare solennità è simile al tempo del neonato che deve imparare a vivere e a crescere , dando e ricevendo tutte quelle silenziose, ma indispensabili attenzioni e azioni quotidiane che ogni vita domanda. Dato al concepimento e al parto la più festosa e vistosa importanza, è altrettanto importante coltivare il dopo, con sempre maggiore coscienza e competenza, puntando al domani del ragazzo, del giovane, dell’adulto, dell’anziano, in preparazione della pasqua finale.
Dopo questa umile esegesi, diciamoci, come cristiani, che hanno celebrato con forte emozione la nascita di Gesù, cosa dobbiamo fare perché cresca in noi e nelle nostre famiglie e comunità il Gesù della storia, che nasce in ciascuno di noi, grazie alla fede dei nostri genitori e il sacramento del battesimo?
Sfogliamo le letture, molto belle e didattiche di questa domenica. Impariamo dal profeta Isaia come rivolgerci a Dio per capire ciò che continuamente e in molti modi ci dice. Per mezzo del profeta, dalla profondità dei tempi, come fossimo un solo corpo e un’anima sola, Dio ci dice: “Mio servo tu sei, sul quale manifesterò la mia gloria”.
Dio, quando ci vuol parlare, sceglie qualcuno di noi. Può scegliere benissimo anche noi, anche me. Cosa dice a noi, per mezzo di noi, oggi, il Dio di Isaia? Ci torna a dire una verità enorme che già conosciamo, ma che troppo spesso dimentichiamo. Ci dice il nostro Dio: “E’ troppo poco che tu sia mio servo”. Dio si riferisce direttamente al Verbo, suo figlio, ma anche al suo nuovo figlio in Gesù, cioè l’intera umanità che Dio Padre considera sua figlia. Ci dice: “Ti renderò luce delle nazioni, perché tu porti la salvezza fino alla estremità della terra”.
Dio vuole che questi suoi messaggi-dono, vengano da noi, non solo fatti nostri, ma anche strada per riscoprire che il battesimo che abbiamo ricevuto, ci ha fatti diventare tutti sacerdoti, re e profeti, quindi portatori della Parola di Dio, diventata visibile e umana in Cristo Gesù. Una domanda: “Con quale metodo missionario?”Quello di Giovanni Battista, il catechista che con il suo stile essenziale e limpido, vedendo Gesù arrivare, dice:” Ecco l’agnello di Dio. Ho contemplato lo Spirito discendere dal cielo e rimanere su di lui”. E conclude: “Ho testimoniato che questi è il figlio di Dio. Ora a noi testimoniarlo a noi.
don Rinaldo Sommacal