Omelie
Omelia di don Attilio del 3 dicembre 2017 - Avvento I (Anno B)
Se tu squarciassi il cielo e scendessi! Il lamento straziante sale dalla bocca del profeta Isaia, in esilio in Babilonia dopo la durissima sconfitta contro Nabucodonosor. Nessuna speranza all'orizzonte, nessuna possibilità di riscatto, solo l'amarezza dell'esilio e della schiavitù. Solo sale quell'invocazione fatta quasi sottovoce, una immensa ricerca di salvezza, un grido silente.
Se tu squarciassi il cielo e scendessi! Un grido che ancora sale da questa terra d'esilio in cui siamo. Non è il grido di chi si lamenta sempre. È il grido di chi vede il mondo disgregarsi attorno a sé. Simile, molto simile, al tempo in cui viviamo.
Se tu squarciassi il cielo e scendessi! E così accade. Dio ha squarciato il cielo ed è sceso. Dio squarcia il cielo e continua a scendere. E l'avvento è il tempo in cui accorgerci delle mani di Dio che ci stringono, ci abbracciano, ci plasmano.
Questo è un tempo liturgico straordinario, di attesa, di crescente gioia, di desiderio che trova il suo spazio. L'inizio di questo tempo di avvento ci chiama alla vigilanza. E quello che oggi ci chiede Gesù, attraverso Marco, che da oggi ci accompagna col suo meraviglioso vangelo. Siamo tutti travolti dalle cose da fare, dai problemi da risolvere. Il nostro mondo ci restituisce una quotidianità delirante, con ritmi insostenibili. La tecnologia, che ha velocizzato e semplificato le relazioni, in teoria, in realtà le ha fatte implodere.
Per vivere veramente, dobbiamo essere svegli. Gesù lo dice chiaramente: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42).
Vegliare significa perseverare nella Grazia di Dio, in modo da essere trovati pronti quando il Signore verrà. Il Signore è venuto una prima volta duemila anni fa; verrà poi alla fine dei tempi nella gloria della sua divinità; ma, tra queste due venute, vi è una terza venuta che avverrà per ciascuno di noi: questa venuta ci sarà al termine della nostra vita. Non sappiamo quando sarà il momento.
Seguendo l’insegnamento di san Bernardo, si può parlare di un’altra venuta che avviene nel silenzio e nell’ineffabile dolcezza della contemplazione. Si tratta della venuta di cui parla Gesù nel Vangelo: «Se uno mi ama conserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Anche noi potremo gustare la dolcezza di questa venuta di Dio nel nostro cuore se riusciremo a dedicare il dovuto tempo alla preghiera, una preghiera fatta con il cuore e con tutta l’attenzione della nostra mente. Il Tempo d’Avvento è il tempo propizio per fare più silenzio e per dedicarci a questa preghiera interiore.
Potremmo amare e ricercare il silenzio, perché nel silenzio si trova Dio! La Vergine Maria ci aiuti a meditare nel nostro cuore la Parola di Gesù e a sentire, per quanto è possibile, la presena di Colui che ha squarciato i cieli ed è venuto ad abitare fra noi.
don Attilio Zanderigo