Omelie

Omelia di don Attilio del 24 settembre 2017 - Per Anno XXV (Anno A)

Il Vangelo guida i nostri passi e le nostre scelte, ancora una volta. Una sorta di manuale di istruzioni per non cedere alla logica di questo mondo, per conservare la fede e la speranza in un clima inferocito e cinico.Per imitare il padrone della vigna, protagonista del testo di oggi. È incomprensibile l'atteggiamento del padrone della vigna. Certo: è molto affaccendato, la vigna è grande e ha bisogno di molti operai per riuscire a portare a termine la vendemmia. Va in strada presto, al mattino, per assumere i primi operai. Quando si accorge che non bastano torna ancora per cercare altri operai. Stabilisce con loro "quanto è giusto" come ricompensa.

Quando esce alle cinque del pomeriggio, un'ora prima della fine del lavoro, vede ancora alcuni bighellonare e li invita a lavorare. Alla fine della giornata accade il fattaccio. Gli ultimi prendono un denaro. Quelli che lavorano dall'alba, pur avendo pattuito un denaro, pensano che prenderanno di più. Invece no. Allora chiedono per gli ultimi di meno. Pensano: avremo di più. Dicono: dai loro di meno. Loro hanno faticato tutta la giornata, questi ultimi solo un'ora, ricevono lo stesso salario, che ingiustizia!

La chiave della parabola sta nel loro modo di pensare. Vigliacchi e pavidi. Non dicono quello che legittimamente desiderano, chiedono al padrone di dare agli altri di meno. Meno di un denaro. Un denaro è il guadagno minimo giornaliero per poter dar da mangiare ad una famiglia ai tempi di Gesù. Invece di esercitare un legittimo diritto, se la prendono con i deboli: chiedono di dar loro di meno. Meno di ciò che è indispensabile per vivere. Forti con i deboli, deboli con il forte.

Il padrone è buono, non vuole fare l'elemosina, non vuole umiliarli, vuol dar loro una parvenza di dignità, la possibilità di riscattarsi, di osare, di rinascere. Lo fa con garbo, con gentilezza, con misericordia. È buono il padrone, non stupido: del suo denaro può fare quello che vuole.

Gesù dà una spallata alla logica umana che vede la giustizia come unico modo di relazionarsi fra le persone e con Dio. È importante la giustizia ma rischia di sfociare nell'arida contabilità dei meriti. Dio ci sorprende con la sua grazia che supera la giustizia. Gli operai della prima non hanno capito con chi hanno a che fare. Hanno ridotto la loro fede a fatica e sudore. Peggio: guardano con sospetto gli altri, quasi concorrenti dei loro privilegi.

Non è così per chi ha colto la luce del Vangelo. Stupiti, abbagliati dalla bontà del padrone, gioiamo per la grazia di poter lavorare nella vigna, gioiamo per la possibilità che altri fratelli anche all'ultimo possano accogliere la grazia che ci ha trasformati. La bontà di Dio contagi la nostra vita, in modo da rendere la nostra giornata lavorativa, sin d'ora, immagine di quella gioia che il Signore riverserà nei nostri cuori forgiati dalla fatica dell'amore. 

don Attilio Zanderigo