Omelie

Omelia di don Attilio del 6 agosto 2017 - Per Anno XVIII (Anno A)

Il tempo delle vacanze può essere per noi, discepoli del Signore, una possibilità per ricercare nuovi tempi dello Spirito, per dedicarci a qualche lettura formativa, per tentare di fare il punto della propria vita credenti. Una spiaggia silenziosa alle prime luci dell'alba, una vetta solitaria che ti lancia verso il cielo, la dolcezza delle colline, possono essere luoghi privilegiati per lasciare che la Parola ci raggiunga. Ci colpisca. Ci cambi il cuore. Così è successo a Pietro, Giacomo e Giovanni.

Gesù sale sul Tabor e i tre discepoli gli vanno dietro. Non lo capiscono fino in fondo, ma si fidano. Non riescono ancora a capire il mistero di quell’uomo che parla apertamente della sua passione e morte, ma seguono il suo cammino. In silenzio. Testa bassa. Uno dietro all'altro. Si sale. Il fiatone batte il ritmo della confusione. E poi accade. Un fruscio. Una bagliore. Gesù è trasfigurato davanti ai loro occhi. Mosè ed Elia conversano con Lui e i discepoli fanno l'esperienza della gloria e della bellezza di Gesù. Pietro è talmente fuori di sé che propone un soggiorno residenziale...

Povero Pietro, ancora non sa che il maestro lo porterà su un cammino lungo e faticoso, che dovrà fare i conti con la povertà che lo abita e masticare la rabbia della sua piccolezza. Quella luce stupenda non basterà a dissipare le tenebre e le ombre delle sue paure. Pietro tradirà, dirà di non conoscere Gesù, piangerà lacrime amare, ma troverà dentro di sé il coraggio di lasciarsi amare, di rialzarsi, di ripartire. No, la luce del Tabor, non è spenta. E' rimasta lì, stupenda e nascosta, nel cuore di Pietro. Ai discepoli confusi è concesso un anticipo della gloria: ecco chi è il messia che seguono, ecco qual è la destinazione della Sua - e loro - avventura.

Croce e gloria sono i due lati del mistero di Gesù, sono il vertice della Sua rivelazione. La Trasfigurazione svela che l'una sta dentro l'altra e anticipa quale sarà l'esito del cammino di Gesù. Ai discepoli di allora e di oggi è indicata una via: ascoltatelo. La voce del Padre non chiede gesti eroici o sacrifici inauditi, non annuncia catastrofi per gli infedeli e paradisi scintillanti per pochi eletti. Il Padre dice ai discepoli di ascoltare il Figlio, questo è il suo desiderio, questo è il principio della nostra trasfigurazione: "Ascoltatelo!"

Coraggio, oggi la liturgia ci richiama al primato dell'ascolto e alla possibilità di vivere una nuova trasfigurazione nella nostra vita. Mettiamo nelle Sue mani le nostre fatiche e le ombre che ci inquietano, consegniamo a Lui tutte le preoccupazioni e le ansie che appesantiscono il cuore. Saliamo al Tabor, con Lui. La luce della sua bellezza non ci lascerà mai soli.

don Attilio Zanderigo