Omelie

Omelia di don Attilio del 23 luglio 2017 - Per Anno XVI (Anno A)

Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Dio getta il seme della Parola a piene mani, con abbondanza, con l'intima convinzione di riuscire sempre a fare breccia nel nostro cuore. Ed è così: se, dopo duemila anni, siamo ancora qui ad ascoltare questa Parola, è perché ha scavato nei nostri cuori, ha fecondato le nostre scelte, ha cambiato la nostra vita.

Ma, allora, se la Parola si è diffusa e radicata nel cuore di milioni di persone, perché assistiamo ancora al prevalere del male? Cosa è cambiato, di concreto, in questi duemila anni di storia? Il seme è gettato con abbondanza, certo, e chi lo accoglie con onestà sa bene quanto sia difficile farlo crescere. Ma, a complicare le cose, è il fatto che abbiamo l'impressione che Dio non sia l'unico a seminare. E abbiamo ragione. Il maligno semina con tenacia la zizzania.

Vale la pena di ricordare che il mondo è seminato a buon grano. Ma un nemico semina la zizzania, di nascosto, di notte. Il bene e il male crescono insieme, ce ne accorgiamo. La saggezza del padrone è straordinaria: rimanda a casa propria gli zelanti servi che volevano strappare la zizzania.«Usate pazienza», dice il padrone, per non correre il rischio di strappare il grano buono nel desiderio di risanare.La Parola seminata domenica scorsa, il Regno di Dio cresce spartendo il campo con il male, l'oscurità, la zizzania. È l'esperienza che tutti i figli della luce fanno prima o dopo: dopo duemila anni di Vangelo l'erba malvagia sembra soffocare l'annuncio di salvezza. A parole tutto funziona, ma nei fatti dobbiamo arrenderci all'evidenza: nonostante Cristo ci abbia salvato, l'uomo stenta ad imparare. La salvezza è cosa seria e Gesù sa che luce e tenebra si affrontano e che le tenebre fanno più rumore. 

Anche noi, come i servi della parabola, vorremmo chiarezza, soluzioni, immediatezza. Vorremmo far vincere il bene, vorremmo credere in un Dio che interviene che premia i buoni e punisce i cattivi. Noi ci mettiamo dalla parte dei buon.E invece no. La zizzania e il grano crescono dentro di me, assieme. In me e negli altri- E il Signore anche a me chiede pazienza.La pazienza richiama il dolore  e l'attesa. Pazientare è attendere con dolore, sapendo che il male avrà fine. Viviamo sulla nostra pelle la contraddizione del male che coabita col bene, anche nei nostri cuori, e il Signore ci chiede di lasciar fare a lui.

Dovremmo essere contenti davanti al silenzioso grano che cresce nello sguardo di chi ama, nel gioco puro del bambino, nel gesto generoso di chi pone gesti di luce. Pazienza nelle nostre povere e poco credibili comunità parrocchiali, pazienza quando scopriamo le fragilità dei nostri compagni di viaggio. E pazienza anche con noi stessi.

Sappiamo bene che la voglia di dividere il mondo in buoni (noi) e cattivi (loro) ha portato, nel passato, i discepoli su orribili sentieri di violenza. Per i cristiani il nemico non è mai l'altro, è dentro ciascuno di noi. Guardiamo con serenità e disincanto dentro noi stessi la zizzania e guardiamo al grano buono seminato dal Signore. La contraddizione abita in ciascuno di noi. È pericoloso pensare di strappare definitivamente la zizzania prima che il grano sia giunto alla sua piena maturazione. Pazienza, se ti sembra che troppe ombre rovinino la tua vita: abbiamo tutta la vita per imparare a vivere, per convertirci, per affidarci alla misericordia infinita del Signore.

don Attilio Zanderigo