Omelie

Omelia di don Attilio del 18 giugno 2017 - Corpus Domini (Anno A)

Io sono il pane vivo disceso dal cielo: una domenica per riflettere su cosa facciamo ogni domenica. Oggi è giorno per tornare all'essenziale, per ridire la fede della Chiesa: noi crediamo nella presenza di Cristo in mezzo alla sua comunità, nel segno efficace dell'eucarestia, nella Parola che riecheggia nei nostri cuori.

Un altro cibo è stato dato al popolo in fuga dall'Egitto. Un cibo che non aveva più nulla a che vedere con le cipolle degli egiziani. Un cibo inatteso e misterioso che il popolo riconosce come donato direttamente da Dio.

Abbiamo bisogno di nutrirci. Di cibo, ovvio, ma anche di affetto, di luce, di senso, di felicità. E questo cibo manca: quante persone muoiono per inedia spirituale! Si spengono interiormente! Manca il cibo che ci permette di camminare, di capire il grande mistero che resta l'esistenza di ognuno di noi!

È Dio che ci dona il pane del cammino verso la pienezza, verso l'eternità, verso la luce. È Dio che si fa pane. Un pane capace di renderci uniti.

Nell'impegnativo discorso fatto da Gesù dopo la moltiplicazione dei pani in Giovanni, Gesù parla esplicitamente della sua carne da mangiare e del suo sangue da bere. Discorso scandaloso, incomprensibile, che pure preannuncia il gesto che, da lì a qualche tempo, compirà come ultimo dono fatto alla comunità.

In Israele la carne è segno della debolezza e della fragilità umana: non dobbiamo scandalizzarci per la povertà delle nostre comunità, per la pochezza del vangelo così come viene vissuto dai cristiani. Il Verbo si fa carne, si consegna alle mani di un povero prete. In Israele il sangue porta la vita, è impensabile cibarsi di animali soffocati nel proprio sangue. Gesù chiede ai discepoli di condividere la sua stessa vita. Ecco cos'è l'eucarestia.

Non è un problema di lingua o di rito, ma di fede. Certo: sarebbe cento volte meglio se le nostre assemblee fossero più accoglienti, cantassero canti più belli e intonati, e se le nostre chiese fossero davvero luoghi ospitali che invitano ad alzare lo sguardo. Ma è inutile illudersi: quello che ancora manca alle nostre liturgie è la certezza che il Signore si rende presente. Manca la fede.

don Attilio Zanderigo