Omelie
Omelia di don Attilio del 21 maggio 2017 - Pasqua VI (Anno A)
"Se mi amate." Gesù ora parla di sé nell'ultimo grande discorso che, nel Vangelo di Giovanni, fa ai suoi discepoli.È una sorta di testamento definitivo, di condivisione delle proprie emozioni. Gli apostoli sono straniti da quei discorsi di addio, ancora non sanno cosa sta per accadere. E in quelle parole, come dicevamo domenica scorsa, Gesù concentra tutta la sua travolgente passione, il suo amore, l'intensità della sua missione.
"Se mi amate". Quante volte usiamo questo termine con i nostri figli, con i nostri famigliari, con il nostro partner. "Se davvero mi vuoi bene dovresti..." Ha un volto negativo, questa affermazione.
Il termine amore è usato alle volte in modo strano. Come l'omicida che, disperato, afferma di avere ucciso la propria donna perché la amava troppo. Amore e follia, sommo amore e sommo egoismo, quasi sempre coincidono.
Cosa intende dire Gesù, allora, quando dice se mi amate? Il suo non è un ricatto. Non suscita sensi di colpa. Se mi amate osservate i miei comandamenti. Il principale, anzitutto: amatevi gli uni gli altri dell'amore con cui vi ho amati. Diventiamo capaci di amare perché amati. Se dico che ti amo e non ti vedo mai, chi mi può credere? Se dico che ti amo e ti lascio morire di fame o di solitudine, a che serve? Il comandamento, allora, diventa il modo pratico di declinare l'amore che ho per te.
E il comandamento di cui parla Gesù è quello appena consegnato durante l'ultima cena, che completa e sostituisce ogni altro comandamento. Amatevi come io vi ho amati. Cioè: accogli il mio amore per essere capace di amare te stesso e gli altri. Amare gli altri come lui ci ha amati.
A volte, però, non siamo capaci di accogliere l'amore di Dio. Gesù, allora ci invia lo Spirito paraclito. Lo Spirito ci fa uscire dalla terribile logica del giudizio verso noi stessi e verso gli altri. Ma perché ciò accada lo Spirito ci deve condurre verso la verità. La verità di noi stessi, cioè consapevoli dei nostri limiti ma, soprattutto, consapevoli del grande dono per gli altri che possiamo diventare, anzi che già siamo.
Dimorare nell'amore, non scoraggiarsi e approfondire la fede. Superando i sensi colpa e il giudizio, attenti alla verità che per noi è una persona, il Cristo, possiamo con libertà dire Dio, dire di Dio. "Se mi amate." Sì, ti amiamo, Signore.
don Attilio Zanderigo