Omelie

Omelia di don Attilio del 14 maggio 2017 - Pasqua V (Anno A)

Non dobbiamo avere paura, dice Gesù. È vero: nelle vicende della vita molto spesso ci sentiamo come in mezzo ad una tempesta, sballottati dalle onde senza riuscire a governare la barca. Il clima di tensione che viviamo, la precarietà economica, lo sbriciolamento dei valori, l'insignificanza reale della Chiesa non fanno che appesantire il clima, la sensazione di essere alla fine di un'epoca.

Non abbiamo paura, ci rassicura il Signore, confidiamo in lui: nella casa del Padre, che ha posto nel suo cuore, che ci prepara un posto.  Gesù indica a Tommaso e a noi la via del dono di sé, che lui per primo ha percorso fino in fondo. E la casa del padre, che è la Chiesa, accoglie volentieri chi vuole fare lo stesso cammino.Domenica scorsa abbiamo pregato per chi, nel gregge, ha il compito di aiutare il pastore bello. Oggi parliamo di tutti noi che viviamo con serietà la presenza del Signore, che lo seguiamo con forza.

Per restare fiduciosi, dice Gesù, dobbiamo fidarci di lui che è via, verità e vita. Essere cristiani, a volte lo dimentichiamo, significa seguire Gesù, imitare Gesù, fidarsi di lui. Conoscerlo, anzitutto, e lasciarci amare. Frequentare la sua parola nella meditazione, cercarlo nella preghiera personale e comunitaria, riconoscerlo nel volto del fratello povero. Il cristianesimo è una proposta di cambiamento radicale del nostro modo di vedere il mondo e Dio. E lo facciamo ascoltando e seguendo il Maestro.

In un mondo stracolmo di opinionisti e piccoli leader che urlano gli uni contro gli altri, Gesù indica se stesso come percorso. Diventare cristiani significa amare come Gesù ha amato, seguire la via, che non è un insieme di belle nozioni, ma una persona. Gesù è la verità. Verità che esiste e che chiede di essere accolta in un mondo che nega la possibilità stessa che esista una verità (eccetto una: quella che non esiste nessuna verità!), o che riduce la verità a livello di opinione, in un malinteso senso di tolleranza, mettendo tutto e tutti sullo stesso piano, come se la libertà significasse che nulla più è autentico.

In un mondo che tutto relativizza, Gesù, con determinazione, con autorevolezza ma senza supponenza, pretende di conoscere la verità su Dio e sugli uomini. All'uomo contemporaneo che, come Pilato, gioca a fare il cinico e chiede cos'è la verità, la Chiesa proclama non una dottrina ma, nuovamente, una persona: Gesù è la verità, dice la verità, ci conduce alla verità. E la verità è evidente, si impone, non ha da convincere. Ma solo un cuore onesto, disincantato, ragionevole è in grado di coglierla.

Ciò che il cercatore di Dio è invitato a fare è mettersi in gioco, fino in fondo, non barare, non impigrirsi ma cercare, restare aperto e disponibile alla crescita intellettuale ed interiore. E, se possibile, dedicare qualche energia alla conoscenza: non se ne può più di un cristianesimo approssimativo e solo emotivo! 

Chi ha scoperto Gesù nel proprio percorso può affermare con assoluta verità che il Signore gli ha donato la vita. Esiste una vita biologica che può anche essere intesa e coinvolgente. Ma una vita interiore, spirituale, allarga l'orizzonte, ci situa in un progetto di cui siamo chiamati a far parte, ci cambia radicalmente la vita biologica, riempiendola di una gioia intima, profonda, eterna.

Gesù è la vita e dona la vita e il cristiano ama la vita e la dona. Anche se la propria vita è acciaccata o dolorante, il discepolo sa che è un gigantesco progetto d'amore quello che si sta manifestando nel nostro mondo.

don Attilio Zanderigo