Omelie

Omelia di don Attilio del 26 marzo 2017 - Quaresima IV (Anno A)

Dio ci vede. È Gesù che, passando, vede il cieco nato. Non grida, il poveretto, non chiede, forse neppure sa chi sia il Nazareno. La sua è una vita fatta di ombre, di fantasmi. Non ha mai visto la luce, come desiderarla? E Dio lo vede, vede il suo dolore. Dopo essere stato guarito il cieco prima descrive Gesù come un uomo, poi come un Profeta, poi lo proclama Figlio di Dio.

La fede è una progressiva illuminazione, passo dopo passo, ci mettiamo degli anni per riuscire a proclamare che Gesù è il Signore. E anche la sua forza cresce: il suo senso di colpa svanisce, acquista coraggio. Interrogato, risponde, quando viene inquisito dai devoti, sa cosa dire. Infine è ironico, controbatte, argomenta. Come può un peccatore guarire un cieco nato? E osa: volete farvi discepoli anche voi? Non ha timore, nemmeno dei suoi genitori, pavidi, divorati dal giudizio degli altri, che si rifiutano di schierarsi, intimoriti dalla tragica logica comune. È libero, il cieco. Ci vede, ci vede benissimo, con gli occhi e col cuore.

La tenebra. Chi crede di vedere, invece, cade nel buio più fitto.

Ci sono alcuni che credono di sapere tutto. Non si mettono in discussione, come il cieco che ammette di non sapere. Loro sanno ed è il mondo, gentilmente, che si deve adeguare alle loro teorie. Prima dicono che il cieco mente, che non è mai stato cieco, poi affermano che Gesù è un peccatore, infine, davanti all'evidenza, perdono le staffe. L'arroganza non ammette le ragioni degli altri, impone solo le proprie. Credono di vedere, e sono loro i ciechi. Accecati dalle loro false sicurezze, non si pongono dubbi. L'evangelista è caustico, nel suo ragionare: chi è il cieco del racconto?

Illuminazioni. È un progressivo cammino verso la luce, la fede. E’ un lento incedere della verità in chi le lascia spazio nel proprio cuore.

Dio vede il nostro buio e desidera illuminare la nostra conoscenza, i nostri sensi. E pone una sola condizione: lasciarci mettere in dubbio, porci delle domande, indagare. Come il cieco che non sa, che si interroga. Il rischio, invece, è di fare come i farisei che sono convinti di non avere nulla da imparare, nulla da capire. Sanno, e basta.

Lasciamo che il Signore ci restituisca la luce, lasciamo che la sua Parola ci conduca alla verità tutta intera. Le domande, gli interrogativi, ci aiutino a scoprire in lui il Signore risorto della nostra vita.

don Attilio Zanderigo