Omelie

Omelia di don Attilio del 5 marzo 2017 - Quaresima I (Anno A)

Nel deserto Gesù sperimenta la fatica di scegliere. Oggi si parla male e a sproposito del demonio, anche in casa cattolica. È diventato una specie di eroe romantico, esaltato da alcuni, temuto da altri. Basta guardarsi intorno: musica di genere che veicola espliciti messaggi violenti, film che propongono demoni e indemoniati a più non posso e, ultimamente, best-seller che coinvolgono esorcisti di fama... il diavolo affascina. E fa vendere. Spaventa, attira, inquieta. E tranquillizza le coscienze.

Sì, l'eccessiva attenzione al demonio lo favorisce e, quel che è peggio, stravolge la visione biblica sulla tentazione. Caricando di eccessiva importanza il male a scapito del bene. Non siamo marionette: siamo uomini dotati di intelligenza e volontà. L'opera del Maligno consiste esattamente nell'intorbidire le acque, nello sminuire o offuscare le conseguenze catastrofiche delle nostre scelte. Non dobbiamo scomodare il demonio per le nostre tentazioni, siamo capaci di metterci nei guai da soli! Come scrive splendidamente Claudel: lasciamo le tentazioni ai santi.

La prima tentazione è quella del pane. Bisogna pensare a sopravvivere. Il diavolo ha buon senso. Nel leggere le tentazioni si resta stupiti da due cose: cita la Scrittura con competenza e dà buoni consigli. E dice cose piene di buon senso! Gesù vuole fare il Messia? Ottimo! Ma deve curarsi, stare attento alla propria alimentazione, alla propria forma fisica... Ha ragione, nessuno può affrontare una sfida così impegnativa se non pensa un po' a se stesso. Ma, e qui sta l'inganno, per nutrirsi deve trasformare le pietre in pane. Ostentare un miracolo, prendere la scorciatoia. L'essere Figlio, dal punto di vista del demonio, è un bel privilegio, perché non approfittarne? Essere Figlio, nella logica di Gesù, è imitare il Padre e mettersi a servizio. Il pane, qui, diventa un idolo, un obiettivo da raggiungere con ogni mezzo. Certo, è bene tenersi in forma. Ma prima pensiamo all'anima, poi al corpo. Ed è importante pensare al proprio benessere fisico. Per mettersi a servizio degli altri, però, non per diventare dei vanitosi narcisisti.

Il diavolo non mette in discussione l'esistenza di Dio. E nemmeno la sua presenza. O la sua bontà. Propone solo a Gesù di chiedere un segno della sua presenza. E ancora cita la Scrittura, rassicura Gesù. Se è Figlio, il Padre non rifiuterà. Se ha scelto la strada dell'onestà, dell'autenticità senza cavalcare il potere, Dio approverà e manifesterà certamente la sua benevolenza. Con un bel miracolo. Quanta autorevolezza susciterà quel gesto di indiscutibile favore divino! No, Dio non va manipolato, dice Gesù.

La terza tentazione che Gesù deve affrontare durante la sua vita è la manipolazione delle relazioni per il proprio interesse. Ma come pensa di fare se non entra in relazione con i potenti del tempo? Se non cede a compromessi? Come può fare senza un'organizzazione efficiente, una struttura che lo aiuti nel suo compito? Ma ciò che nasconde questa tentazione è, nuovamente, la logica del tornaconto. Il demonio insinua l'idea che il fine giustifica i mezzi. Se è possibile allearsi col potere per diffondere il Regno, tanto meglio. Se è possibile usare le relazioni, le amicizie, le logiche dei favori ricevuti e da restituire, perché farsele fuggire?

I regni di questo mondo cercano sempre di meravigliare, di ammaliare, di convincere. Ostentano potere, ricchezza, fama, gloria, dominio. Ma sono sempre e solo strumenti per la libera e dignitosa convivenza sociale. Farne un idolo è un errore dalle conseguenze imprevedibili. Soprattutto se ho scelto di dare una mano, devo farlo sempre col cuore libero, come ha saputo fare Gesù.

don Attilio Zanderigo