Omelie

Omelia di don Attilio del 26 febbraio 2017 - Per Anno VIII (Anno A)

Viviamo tempi difficili. Non soltanto per le questioni economiche, che comunque mettono a dura prova le nostre famiglie. Ma soprattutto per la mancanza di speranza che sta travolgendo i giovani, esasperati dalla mancanza di futuro, storditi da un mondo che non li vuole se non per consumare e fare gli idioti. Ma proprio in questi momenti siamo chiamati a tirare fuori il meglio, ad andare all'essenziale. Con i piedi ben piantati in terra e con il cuore che vola alto, sopra i problemi, per guardarli da un'altra angolazione. Quella di Dio. È ciò che afferma il messaggio del cristianesimo. Dio c’ è ed è presente. Dio si occupa di noi, sempre.

Con questa stupenda certezza la Parola di oggi ci invita a sollevare lo sguardo dalle nostre inquietudini e preoccupazioni per guardarci intorno, per osservare gli uccelli del cielo e i gigli del campo, ed avere uno sguardo che sappia ancora stupirsi del fatto che Dio ha creato il mondo con saggezza e previdenza. Certo: siamo chiamati a guadagnarci il pane col sudore della nostra fronte, ma senza l'ansia dell'accumulo, senza il demone della bramosia che rischia di accecare la nostra anima.

In questa domenica invernale proviamo a cogliere i segni della presenza del Signore nella Provvidenza che si occupa dei passeri e degli alberi che si stanno risvegliando dal freddo dell'inverno. Proviamo ad alzare lo sguardo oltre l'angusto limite della nostra quotidianità, cercando anzitutto il Regno e tutto il resto ci sarà dato in aggiunta. Non facciamo come i pagani che si lasciano travolgere dall'inquietudine. Ad ogni giorno basta la sua pena: viviamo intensamente il presente, lasciando al Signore e nelle sue mani il nostro futuro.

È una madre, il nostro Dio, così sperimenta Isaia. Una buona madre e un buon padre (Luciani). Dio sa che dobbiamo crescere, segue da distante il nostro percorso, non interviene per soffiarci il naso o allacciarci le scarpe. Dio si fida di noi, sa che ce la possiamo fare da soli. E ci ricorda che non ci abbandona, mai. Come una buona madre non può dimenticarsi del figlio che ha portato in grembo e che ha generato alla vita.

Allora, in questa splendida avventura che è la vita, siamo chiamati a fissare lo sguardo su di lui, a mettere al centro della nostra crescita la ricerca del Regno di Dio. Dio non è un assicuratore che ci garantisce l'assenza del dolore dalla nostra vita, no. Ma un adulto che ci tratta da adulti, che ci offre la possibilità di guardare alle cose che sono con un altro sguardo.

Il mondo non è un inganno e un covo di violenza che precipita nel caos, e la vita non è inutile. Attorno a noi si sta costruendo un gigantesco mosaico d'amore in cui ognuno di noi è una tessera. Dio ci chiede di collaborare al suo grande progetto. Certo, ci vuole fede, e molta, per credere in questo.

Perciò Gesù ci invita a guardare meglio. I gigli, gli uccelli del cielo. E, aggiungo: il mare, il vento, la primavera che freme, la neve che riflette la luce accecante. Tutto intorno ci grida che Dio ha creato il mondo con sapienza e lo conserva con lungimiranza. Occupiamoci del lavoro, del futuro, del mutuo da pagare, certo, ma sapendo che il nostro cuore è altrove, che il Regno è da un'altra parte. Sapendo che ogni (buona) cosa che viviamo non è che la caparra del futuro, la pagina pubblicitaria dell'assoluto di Dio, della pienezza che ci aspetta altrove.

Sappiamo mettere al centro l'essenziale, in questa settimana, non lasciamoci ingannare da quelli che ci indicano una improbabile strada della felicità (il successo, il denaro, l'apparire...), ma ostinatamente guardiamo verso l'unico che può colmare il nostro infinito bisogno di pienezza. A ogni giorno basta la sua pena, certo, e noi vogliamo investire bene la nostra vita.

Don Attilio Zanderigo