Omelie

Omelia di don Attilio del 2 ottobre 2016 - PER ANNO XXVII (Anno C)

 

La Liturgia della Parola di questa domenica inizia con un grido di dolore verso Dio da parte del profeta Abacuc perché all'interno del popolo d'Israele dilagano violenze e contese, la legge è trasgredita, il diritto non rispettato. Abacuc attende con impazienza che il Signore dia una spiegazione a tutti i suoi perché e intervenga per porre fine all'oppressione caldea. Gli interrogativi del profeta sono anche i nostri. L'ansia di Abucuc si placa nella risposta di Dio: «Ecco soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede (Ab 2,4).

E' un invito alla pazienza, alla fiducia, a credere che il giusto non sarà dimenticato, ma sopravvivrà mentre l'empio soccomberà. Il Signore si impegna a realizzare questa sua promessa, l'uomo da parte sua deve camminare umilmente con il suo Dio, obbedire alle sue leggi, essergli fedele nella certezza che Dio non può ingannarlo. Il giusto non è colui che non pecca mai, ma è colui che, dopo aver peccato, si rialza riprendendo il cammino e fa esperienza della misericordia di Dio.

Nessuno può salvarsi da solo, nessuno può risolvere il problema del male, se non in Gesù Cristo che in sé ha distrutto tutto ciò che per noi è fardello pesante che ci schiaccia; questa è la giustizia di Dio, che ci rende giusti: la misericordia.

A questo punto come agli apostoli, anche a noi viene spontaneo chiedere al Signore di aumentare la nostra fede, non certo per sradicare gli alberi e piantarli nel mare ma perché la sua Parola, seminata nei nostri cuori, nel cuore di ogni uomo, possa far nascere e crescere frutti di bene.

Nasce quindi, spontaneo nel nostro cuore una sincera gratitudine perché Gesù, continua a camminare nella storia, portando a maturazione i semi di bene da Lui piantati, e preoccupandosi incessantemente di risvegliare in noi stessi la fede, di difenderla e di aumentarla.

Dico quelle parole non solo a voi ma anche a me: Auguro la fede.

Ai ragazzi verrebbe anche voglia di augurare la felicità, ma noi che abbiamo vissuto sappiamo che rischia di essere una parola, un miraggio, un sogno che si dissolve all'alba.

Allora auguro la fede.

Non so dirvi molto di più. Io vi auguro che custodiate la fede nel Signore, la fede nel suo significato più profondo, più vero, che è la certezza che Dio c'è, ed è anche la certezza che Dio ci ama, anche nei momenti più drammatici in cui siamo più soli, in cui intorno a noi sembra esserci soltanto il deserto. Anche nei momenti della prova, anche nei momenti della sofferenza. Questa fede che è grazia e domanda...

Custodire la fede. Non vi sembri soltanto una cosa pia o una esortazione buona: è qualcosa di molto di più. Custodire la fede come un dono prezioso, come ciò che di più grande abbiamo.

Poi toccherà a ciascuno di noi pagare il prezzo della propria fede, viverla. Ma custoditela!

don Attilio Zanderigo