Omelie

Omelia dell'11 dicembre 2016 - Avvento III (Anno A)

Paragonai l’Avvento ad un rigo musicale. Ogni giorno ed ogni settimana possono essere visti e vissuti come un momento creativo della grande sinfonia che può andare sotto il nome di NATALE. Se l’Avvento è visto come lo spartito vuoto, le singole domeniche, oggi la terza, devono offrire le note musicali da scrivere. Vediamo insieme alcune di queste melodie, incarnate da alcune parole, lette e interrogate da noi come fossero le note della sinfonia della nostra vita individuale e comunitaria. Da comporre.

Partiamo. La prima nota ce la offre, con la solita sua originalità e profondità, il profeta della antica alleanza, Isaia.  Ci dice: “ Coraggio, non temete”. E’ un'ouverture possente, un imperativo che scuote tutti, poiché l’ oggi sembra che sia il tempo della paura. Paura dell’oggi, paura del domani, paura degli altri, paura di noi stessi, paura della paura.

Non possiamo negare che oggi, in noi e attorno a noi, ci sia tanta paura, magari anche senza motivi seri. Isaia, per volontà di Dio, dice a noi, smarriti di cuore: “Coraggio, non temete”. Se Isaia ci dà la nota, a noi diventare quella nota, dicendoci: “Coraggio! Non dobbiamo temere”. Io lo dico a me, prete che dovrei dare l’esempio di una serenità non di facciata, ma sincera, per essere nella e per la comunità portatore di serenità genuina.

Ricordo il rimprovero che mi veniva mosso qualche anno fa, quando stavo attraversavo un momento difficile. La gente mi diceva: “Vogliamo vederla sorridere ancora”. Che potente nota, quasi un do di petto, dirci e dire a noi, ai nostri familiari e concittadini, con sincerità: “Non temete, coraggio, io ci sono” 

Perché questo forte pezzo musicale? Perché di motivi veri per essere tristi, preoccupati, confusi e quanto segue, ce ne sono e tanti. La vita non è un facile gioco, né vogliamo che lo sia. Ci vuole una nuova cultura da tessere, con cui rivestirci e da mettere in cammino.

Nel nostro rigo musicale compaiono altre note. L’apostolo Giacomo, preoccupato che la nostra comunità possa essere superficiale e tentennante, con la melodia di  un pacato educatore, ci dice: “Siate costanti…Rinfrancate i vostri cuori, non lamentatevi   gli uni degli altri…” Io mi ritrovo entro a tutte queste sobrie, ma forti note, simili al sublime canto gregoriano. La paura sembra essere il sottofondo musicale di questo perenne Avvento (attesa) di tempi migliori. Brontoliamo e non vediamo il gran bene che abbiamo e che siamo.

Per concludere la pagina musicale, sentiamo  il vangelo. Giovanni, in prigione, sente dire di Gesù cose che lui mai predicò. Ebbe il dubbio che Gesù non fosse il Messia. Gesù disse ai discepoli di Giovanni di dirgli ciò che udite e vedete. Cosa? Il primato della persona, di ogni persona, partendo da chi è nel bisogno. E noi?

don Rinaldo Sommacal