Omelie

Omelia del 16 ottobre 2016 - PER ANNO XXIX (Anno C)

San Paolo a Timoteo, che chiama ‘figlio mio’ tanto gli era caro, traccia in modo trasparente  la figura del vero credente che si basa su tre pietre fondamentali, cioè: apprendere, rimanere e annunciare.

Apprendere: “Figlio mio rimani saldo in quello che hai imparato”. In tutti i suoi versanti la nostra vita chiede costantemente  di ricevere, di imparare, di assimilare. Ci sono innumerevoli maestri di vita. Ma non sempre gli alunni rispondono. Oltre a richiamare tutti e ciascuno di noi al bisogno assoluto di imparare, perché l’oggi è diverso dal ‘ieri’ e il domani dall’oggi, Paolo, da buon maestro, dice con vigore al suo discepolo quello che deve essere come credente in Dio, e nel figlio suo Gesù, ma indica anche quello che è il sussidiario indispensabile e permanente per conservare, in modo dinamico, ciò che abbiamo ricevuto dal grembo materno e dal fonte battesimale, cioè la dignità di essere e sentirci figli dell’uomo, per nostra scelta, se adulti, o per la scelta dei nostri genitori, se neonati.

Sì apprendere, ma dove e da chi? Subito ci risponde Paolo che ci dice: “Conosci coloro da cui hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia”. Oggi viene fatta piovere su di noi, come acqua salutare, questa grande e perenne lezione, che ci insegna a conoscere la nostra immagine, anzi la nostra natura di persone umane, rigenerate in Cristo Gesù. Quell’imparare ciò a cui dobbiamo credere, deve essere una dinamica che nasce con la nostra nascita alla vita, fino a sfociare nell’eternità da cui siamo venuti. Questo ci richiama due grandi lezioni: “Conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia”. Bella l’affermazione, ma normalmente la deponiamo su un telo bacchiato.

Qui ci sta un forte richiamo ai genitori, ai padrini del battesimo, alle comunità parrocchiali, ai diversi stadi della vita che deve essere aiutata a crescere, non solo fisicamente, professionalmente, ma ancor prima e ancor più, attraverso mamma e papà, ma come figli di Dio. Su questo versante, noi, cristiani, non possiamo promuoverci a pieni voti. Se ci confrontiamo con certe sette religiose e con certe religioni non cristiane, notiamo che, rispetto a loro,  noi cattolici demandiamo volentieri la conoscenza delle scritture a dei quasi professionisti delle sacre Scritture.

Dopo aver chiesto a Timoteo di abbeverarsi in continuazione della Parola di Dio, Paolo traccia due corsie intercomunicanti, sulle quali far correre e giungere al mondo intero, la conoscenza delle sacre Scritture: da una parte chiede che il cristiano adulto, che ha ascoltato le Scritture, perseveri, senza stancarsi, a cercare, conoscere la Verità che viene da Cristo e che a Cristo conduce; dall’altra, Paolo torna a raccomandare a Timoteo: “Annuncia, insisti al momento opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta”. Possiamo essere anche noi nel numero di chi dà ciò che ha ricevuto?

don Rinaldo Sommacal