Omelie
Omelia del 9 ottobre 2016 - PER ANNO XXVIII (Anno C)
Primo messaggio: la prima lettura, con dovizia di particolari, racconta il sorprendente e gioioso miracolo invocato e ricevuto da Naaman, un generale pagano del re pagano di Siria. Naaman, abituato a comandare e ad essere obbedito subito, chiede, meglio, comanda a pagamento, ad Eliseo, il profeta del Dio di Israele, di guarirlo dalla lebbra.
Chiariti i possibili risvolti politici che potevano nascondersi sotto tale richiesta, si allearono, vittoriosi, due valori religiosi: primo: Eliseo si liberò dalla paura e divenne quello che Dio gli chiedeva: cioè di fidarsi delle buone intenzioni, pur male espresse del siriano; secondo: il generale si umiliò e fece ciò che ai suoi, come ai nostri occhi, sembrava una richiesta perfino stupida, cioè di tuffarsi nel fiume Giordano per sette volte.
Naaman credette al Dio di Eliseo e guarì perfettamente. Ci volle, cioè, un cambiamento interiore completamente nuovo e non basato sulle capacità terapeutiche del profeta o del fiume o sul potere del denaro con cui Naaman, era disposto a comperare la guarigione. Si tuffò in un fiume invisibile, reso visibile dal Giordano. Si tuffò entro la fede nel Dio di Eliseo, in quel Dio che può dire alla persona umana che crede in lui: “Tu vedi il rito visibile, ma ad agire sono IO, da cui tutto viene, che tutto provvede e a cui tutto ritorna.
I miracoli non sono all’ordine del giorno. Sono segni folgoranti che intendono riportare Dio agli uomini e gli uomini a Dio, nel rispetto delle leggi di tutte le creature.
Secondo messaggio. Viene a confermare il prodigio profetico già presente nel miracolo compiuto da Dio per mezzo dell’uomo di Dio, Eliseo.
Qui, però, è Dio in persona, visibile perché incarnato nel figlio di Maria, a narrare la potenza della fede e il disegno di Dio che dona a chi crede in lui, poteri che hanno del divino, come quando ci troviamo di fronte a certe immani catastrofi, a malattie folgoranti, a orribili delitti, alla tentazione di certi poteri di dare la scalata a Dio, per detronizzarlo e prendere il suo posto e diffondere la domanda negativa che fa dire: “Dov’è il Dio misericordioso? O è un dio cattivo o è la prova che Dio non c’è”. Non è mettendoci contro Dio che incontreremo il Dio che rispetta ogni libertà, ma è entro le stesse lacrime entro cui sono scritte certe pagine di vita.
Gesù ama i bisognosi e chiede a chi crede in lui, di fare ciò che lui ha fatto. Cioè rispondere a chi chiede aiuto, ma a modo suo, in un modo non clamoroso. “Andate a presentarvi ai sacerdoti” dice loro Gesù. Strada facendo ritrovano piena guarigione. Si guarisce andando a Gesù e non allontanandoci da lui. Oggi i sacerdoti della misericordia possono essere tutte le persone timorate di Dio e amanti degli sfortunati.
Quanti Gesù io ho incontrato e quanti cantano i doni misteriosi di guarigioni ricevute da questi Gesù anonimi. “La Parola di Dio non è incatenata” ci dice Paolo. Facciamola nostra e diffondiamola con naturalezza.
don Rinaldo Sommacal