Omelie

Omelia del 2 ottobre 2016 - PER ANNO XXVII (Anno C)

Un tentativo: dopo aver ascoltato le tre letture con attenzione, cercherò di ricavare per me e per voi,  tre piccoli e preziosi mattoni, utili per edificare la casa di Dio che è in noi , dal momento che Gesù torna a dici: “Se uno mi ama, anche il padre mio lo ama e noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora”. Ma subito la prima lettura uscita dalla bocca del profeta Abacuc, vissuto ben prima di Gesù, sembra contraddirlo.

Cosa Abacuc rimprovera a Dio? La Sua apparente indifferenza di fronte all’iniquità che dilaga su tutta la terra. “Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore?”.

Anche noi, per fortuna qui a Belluno, in gran parte solo spettatori di questo inaudito proliferare della cultura sia omicida che suicida, poniamo al nostro Dio infinitamente buono e misericordioso, la stessa domanda: “Perché ci fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?”

Dio risponde, ma non seguendo le strade che noi vorremmo veder percorse, cioè al ritorno dell’occhio per occhio e dente per dente”. Mosè, che cercò di ristabilire l’ordine, pagando con la stessa moneta il colpevole, torna ad avere anche tra le nostre fila, persone che invocano, a volte anche applicano la legge del taglione o con il‘fai da te’.

Quale la giusta strada da seguire, per non cercare di spegnere il fuoco dell’odio, con la benzina che, anziché spegnere le cause che portano a questi effetti? Dio è un Dio distratto? No. Il Dio di Gesù Cristo, continuamente trafitto dai nostri strali, sopra i quali versa il sangue del suo infinito amore, è il Padre che patisce e implora pietà a quanti, invece insegnano l’odio omicida obbedendo a false ed aberranti divinità. Ci dice il Signore, per mezzo di Abacuc: “C’è una scadenza e non mentisco, se indugia, attendila, perché certo verrà. Soccomberà chi non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà”.

I ‘come’ i ‘quando’, i ‘dove’… lasciamoli al Padrone del tempo. Rinnoviamo quello che Paolo apostolo raccomanda a Timoteo, amato da lui come un figlio: “Ravviva il dono di Dio che è in te. Non vergognarti di dare testimonianza. Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me, che sono in carcere per il Signore”. Sì, più che imporre a Dio cosa deve fare verso di noi, cerchiamo, con Timoteo, di obbedire a Paolo in catene per Gesù e come Gesù, che non cerca di liberarsi con la forza, ma si  sente libero nonostante le catene.

Ora si capisce la grande richiesta fatta a Gesù dai suoi discepoli, ancora vacillanti nella vera fede, anche loro tentati più dal potere temporale, che si basa sull’essere serviti anziché sul servire. Chi di noi oggi ha il coraggio e la libertà di dire e dirsi: “Sono un servo inutile?” Probabilmente nessuno. Il termine ‘servire’ da noi oggi usato, non ci aiuta a fare il grande salto evangelico sul significato del servire.

Secondo il vangelo di Gesù e Gesù nostro maestro, servire per Lui significa regnare con Lui.

don Rinaldo Sommacal