Omelie
Omelia dell' 11 settembre 2016 - PER ANNO XXIV (Anno C)
“Chi è Dio?” sembra chiedersi la prima lettura. Per noi Dio é certamente l’occhio infallibile che vede tutto e ogni singola cosa da lui creata e sostenuta. Dio in sé é la perfezione assoluta e chiede la perfezione da tutto ciò che è uscito dalle sue mani infallibili. Noi balbettiamo appena sull’immenso patrimonio che Dio ha diffuso nell’intero universo e sulle leggi perfette che regolano i movimenti di questo immenso orologio.
Un esempio: guardiamo l’alveare delle api, nel suo operare. Ci manifesta l’insuperata perfezione di Dio. Ma le api non scelgono. Eseguono. Se è necessario, si immolano pur di raggiungere il fine del loro essere e operare ricevuto da Dio. Dalle api, e da ogni creatura guidata dalle loro leggi immutabili, noi, voluti dallo stesso Creatore, ma persone libere, dobbiamo imparare a tendere alla perfezione, ma attraverso la libertà.
La prima lettura ci dà una lezione di come dovevano andare e sono veramente andate le cose. Ci dice che l’uso sbagliato della libertà fu il primo peccato che originò tutti gli altri. Abusare dei doni gratuitamente ricevuti da Dio e sostituirlo con una controfigura: un vitello di metallo fuso fatto da mani d’uomo, è una blasfema risposta. E’ l’auto idolatria di noi stessi. Essere il dio di noi stessi è il primo peccato degli angeli e dell’uomo. La lettura ci rivela un Dio che, offeso dall’idolatria del suo popolo, si lascia andare all’ira distruttiva, proponendo, in alterativa, una nuova umanità, perfetta ma necessariamente priva della libertà.
Ecco uscire, quasi dal nulla, una figura d’uomo, pieno di tutti i limiti della creatura libera, ma che si sente rivestito dal coraggio dei padri in difesa dei figli degeneri. Quell’uomo è Mosè, a sua volta fragile, ma votato a compiere liberamente la volontà di Dio, e che ama quel popolo che confessa essere ‘suo’. Il dialogo che intercorre tra Mosè il peccatore e Dio il Santo, ci rivela che Dio, è pronto ad ascoltare l’invocazione di perdono di chi ama i suoi simili, fino al punto di essere disposti di dare la loro stessa vita.
Il nostro Dio, Creatore, quindi padrone assoluto di ogni creatura, libero di decidere la distruzione sia del peccato che del peccatore, è invece un Dio umanizzato e pietoso. Minaccioso, Dio chiede di essere ascoltato da Mosè. Poi si pone Lui in ascolto di Mosè. Per un attimo Mosè prende il posto del confessore. Dio diventa il penitente che confessa il suo peccato d’ira. Scena meravigliosa!
Vorrei che fosse qui, come lo è con il suo altissimo magistero, papa Francesco, il nuovo Mosè che fa parlare Dio al popolo e fa parlare il popolo a Dio. Mosè portò il Signore a pentirsi del male che aveva minacciato di fare al suo popolo. Papa Francesco, come Mosè, ma ancor più come Gesù l’uomo-Dio, “accoglie i peccatori e manga con loro”. In continuazione invoca misericordia per tutti, anche per quelle pecorelle che a noi sembrano impenitenti e che prenderemmo volentieri a schiaffi.
don Rinaldo Sommacal