Omelie
Omelia del 31 luglio 2016 - PER ANNO XVIII (Anno C)
Irrompe di prepotenza oggi, sulla nostra Assemblea santa, un grido inquietante: “Vanità delle vanità! Tutto è vanità”.
E’ strano che sia un grido che fa parte della Parola di Dio. Forse contiene il timbro di un profeta deluso e scoraggiato, quindi condizionato dal suo limite umano. Ma, anche se il brano citato sembra la voce di un deluso, di uno scoraggiato, ci permette, però, di cogliere la sostanza del discorso che rimanda alla domanda: “Per quale motivo di fondo tu stai tessendo la tua vita, ricevuta in dono, i tuoi progetti, le tue ambizioni?” E’ tentando di rispondere a questi interrogativi, sempre validi e attuali, che anche noi cerchiamo di capire lo sfogo dell’autore del libro sacro detto ‘del Qoèlet’.
A questo punto mi pongo la domanda: “Sei fondamentalmente un vanitoso?” Ricordati che, anche se farai miracoli nel dire e nel fare, sfocerai anche tu nella triste conclusione del Qoèlet: “Vanità delle vanità! Tutto è vanità”.
“Allora, è meglio incrociare le braccia e aspettare che tutto venga dall’alto?” ci chiediamo. Assolutamente no, anche se il brano sembra disprezzare un po’ tutte le necessarie attività che sono il frutto dell’ingegno finalizzato ai bisogni e al doveroso progresso.
In medio stat virtus. Tra l’ozio parassita e la vanità fatta scopo, ci sta il grande e prezioso spazio entro cui rileggere la entusiasmante parabola dei talenti e le finalità belle, utili, preziose da realizzare e a cui tendere. Mai tralasciare lo scopo, spesso necessario, del fare, anche quando comporta essere elevati agli onori della cronaca.
Vorrei che fosse qui Albino Luciani, papa Giovanni Paolo Primo a trattare questo argomento lui, che si identificò all’umiltà, paragonandosi a colui che scrive sulla sabbia, ma che obbedì allo Spirito Santo che lo volle visibile sulla Cattedra più alta in assoluto. “Signore, lascia che il nostro palato conservi il sapore della sacralità della vita e non insegua la stupida vanità. “Aiutaci a saper accogliere anche il plauso sincero per le opere positive compiute, ma allontana la vanità, se fosse lo scopo primo del nostro essere, operare e apparire”. La vanità tocca tutti e tenta soprattutto chi è più in alto, ha più visibilità. Ma, per evitare la vanità, non cadere nel lassismo. Cosa cercare per non cadere nella vanità? Ce lo dice il salmo responsoriale che così ci fa pregare ogni giorno, di buon mattino: “Signore, saziaci con il tuo amore. Insegnaci a contare con saggezza i nostri giorni”. Infine, per non intendere in modo sbagliato e negativo il dono della vita, concludiamo con il salmo:” Esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni”. Vanitosi no, gioiosi sì! La vita, frutto dell’amore, chiede di essere accolta e vissuta con gioia e amore.Il vangelo ci fa capire in modo netto che il prezzo della vita, non sta nel possedere, ma nel condividere e nel produrre benessere di ogni genere, affettivo, intellettuale, spirituale per il bene di tutti.
Qui si sfiora anche l’arduo problema del come scrivere in modo valido, giusto e per tempo le volontà testamentarie, per evitare di innescare tra gli eredi una vera e propria carneficina.
don Rinaldo Sommacal