Omelie
Omelia del 24 aprile 2016 - PASQUA V (Anno C)
Giornata speciale il 24 aprile 2016. Si apriranno le porte della nostra piccola Gerusalemme per accogliere Gesù, il Buon Pastore, nella persona dell’inviato da Pietro, Renato Marangoni Vescovo. Gioia sì, perché ci è dato di avere tra noi e per noi, ancora un successore degli Apostoli, quindi un discendente dei dodici che, ripieni dello Spirito Santo, da Gesù in persona furono e sono inviati verso il mondo intero per predicare il vangelo e battezzare i credenti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, facendoli diventare familiari di Dio.
Gioia grande, gioia riconoscente, gioia delicata e nobile, gioia anche a nome di chi non la sente, non può o non la vuol sentire.
Quindi gioia sì, ma rispettosa verso chi, per motivi a noi spesso sconosciuti, sta passando giornate di prova, di tristezza, di sofferenza, che aumenta in proporzione che si vede il vicino fare festa.
Gioia misericordiosa e da condividere, ci dice papa Francesco.
Anche il salmo responsoriale, proclamato poco fa, ci fa dire che ‘il Signore è misericordioso e pietoso’. Dio stesso si è autodefinito‘lento all’ira e pieno di misericordia’. Dio è quello che dice di essere.
A volte, guardandoci dentro e dintorno, facciamo fatica a credere che Dio ci sia e sia misericordioso, specialmente quando a casa nostra bussa la tempesta. Ma Dio continua a dirci: “Proprio allora io ci sono e sono sotto lo stesso giogo”. Mi raccomando, non sbattetemi la porta in faccia, quando avete ancora più bisogno di me. Nella prova, ma anche nella buona sorte, anziché chiuderci in noi stessi e cedere o al pessimismo, o alla spensieratezza, interroghiamo il Maestro buono che illumina tutte le situazioni.
Egli, prima di chiedere, dona, e, senza clamore, si dona. Per primo Dio ci dà quello che poi ci chiede. Sempre ed oggi, in quest’ora, in questa ‘giornata’ specialissima, Dio ci ridona il suo comandamento che recita: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Se questo comandamento fosse raccolto e vissuto, non saremo qui a raccontarci più i mali che i beni. Noi, ostinati nel credere al Dio di Gesù Cristo e a Gesù Cristo figlio di Dio, vogliamo, oggi, giornata storica, fare un proposito: cioè coltivare i tre petali dell’amore che salva. Sono la trinità dell’amore.
Primo petalo: amarsi. Solo chi si ama può e sa amare. Troppa gente non si ama. Da lì partono tutti i passi falsi contro di noi e verso gli altri.
Secondo petalo: amare tutti indistintamente. Il petalo più difficile dell’amore sta nell’amare il prossimo che, spesso, è il vicino, è il familiare, un collega, un socio.
Terzo petalo: tuffarci in Dio, l’amore personificato.
Il nostro cuore raccolga oggi il divino seme dell’amore che genera e rigenera, senza esaurirli, i tre petali: amarsi, amare e lasciarsi amare.
don Rinaldo Sommacal