Omelie
Omelia del 17 aprile 2016 - PASQUA IV (Anno C)
Un antico detto così recita: “Fior da fiore”, cioè, da un già ricco contesto, si può cogliere qualche dettaglio che, per il suo particolare aspetto, positivo o negativo, si impone all’attenzione dello spettatore. E’ quello che intendo fare io, oggi, dopo aver letto e meditato le tre letture della quarta domenica di Pasqua.
Mi attira e mi interroga una parola, non buttata lì per caso, ma soppesata dal divino scrittore. Vediamola insieme. Alla evangelizzazione di Paolo e Barnaba, molti Giudei di Antiochia li seguirono, facendosi cristiani. Ma ecco spuntare una pianta velenosa, capace di attecchire velocemente, nei tempi e nei luoghi i più diversi, sempre conosciuta come una presenza molto negativa: ‘la gelosia’. Dice Atti degli Apostoli: “Quando videro quella moltitudine, che si era radunata ad ascoltare la Parola del Signore proclamata da Paolo, i capi dei Giudei furono colmi di gelosia”.
La gelosia: malattia antica e sempre nuova, sintesi di svariati altri vizi, espressione di egoismi, capace di inquinare i rapporti e di generare sospetti, maldicenze e ogni più degradante passione, propria di chi si vede un perdente di fronte a chi, per qualche dote, emerge e conquista simpatie e autorità, con quanto segue.
La pagina che stiamo meditando parla delle gelosie che possono nascondersi anche tra persone e strutture della religione, Chiesa di Cristo compresa. Paolo e Barnaba come superarono gli attacchi della gelosia causata dalla loro suadente predicazione? Dissero agli agitatori del popolo: “Poiché respingete la Parola di Dio… ecco noi ci rivolgiamo ai pagani”.
Il Signore, che ha sempre protetto le nostre comunità da questi malefici virus, ci tenga lontani dal rischio delle divisioni di carattere pseudo religioso, come, ad esempio, di fronte alle novità di carattere ecclesiale, schierarsi, come ai tempi di Saulo, dicendo: “Io sono di Paolo, io di Apollo, io invece di Cefa. E io di Cristo”.
Di fronte alle novità che vivremo, con l’arrivo del nuovo Vescovo, dono altissimo della Chiesa Cattolica per la nostra piccola ma nobile Chiesa di Belluno-Feltre, dobbiamo disporci ad accoglierlo come un dono unico sul nostro presente e futuro, ma sempre gioiosamente riconoscenti ai nostri validissimi Pastori del passato, tutti carichi di personali carismi. Ci hanno guidati con il carisma di essere loro al nostro servizio e non ad essere da noi serviti. Andrich, Savio, Brollo, Ducoli, Muccin, Bortignon, Cattarossi…: questi sono i Vescovi del nostro recente passato. Diversi tra loro, hanno seminato una ricca e preziosa diversità. Nessuno ha ripetuto gli altri. Tutti, con la ricchezza della loro personalità, hanno fatto crescere la nostra Chiesa nell’unità, così come vuole Gesù.
Provvidenziale il brano evangelico che ci porta a seguire Gesù come il nostro Pastore e guida. Cosa devono fare, oggi, il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, in particolare i Parroci? Mettersi alla testa delle Comunità, Corpo di Gesù, per indicare la strada giusta, per conoscere una ad una le persone, per dare loro la vita, se necessario fino alla morte. Non c’è spazio per i pettegolezzi. Benvenuto mons Renato! Questo prete Le sarà silenziosamente vicino.
don Rinaldo Sommacal