Omelie
Omelia del 3 aprile 2016 - PASQUA II (Anno C)
Gesù, il Risorto, pose il suo sigillo sul ‘primo giorno della settimana’ facendolo con chiarezza diventare, da un giorno qualsiasi, a ‘Pasqua della settimana’. La domenica (giorno del Risorto) non fu, quindi, una invenzione degli Apostoli o della prima Chiesa. La pietra d’angolo la pose Lui, Gesù, in modo anche clamoroso, perché avesse da diventare in tutti i luoghi e in tutti i tempi, il giorno nel quale i suoi discepoli avrebbero fatto il Memoriale della sua Risurrezione. Non, però, la memoria di un evento accaduto, ma relegato al passato. La domenica, (dies Domini) è esattamente il giorno in cui, in pienezza, noi comunità pasquale, rinnoviamo il mistero di Gesù risorto, che porta noi tutti alla risurrezione, vincendo la morte.
Cosa intendiamo per ‘pienezza pasquale?’ Spieghiamolo con l’ausilio dell’ originale brano del Vangelo. Gesù, quel giorno, si fece presente alla comunità apostolica, riunita nel Suo nome. La domenica non si riduce, quindi, al solo, pur legittimo desiderio individuale di riposo e di preghiera. La domenica suppone la Comunità, che si invera riunendosi, anche se qualcuno, per motivi validi, non può essere presente: vedi Tommaso. Il corpo di Cristo risorto supera i limiti della sua precedente fisicità. Ecco perché Gesù entra nel Cenacolo a porte chiuse.
Non è una visione. Ai concretissimi, perfino rozzi apostoli, Gesù mette bene in vista le sue ferite alle mani, ai piedi, al costato e li invita a toccarle. Dopo di aver fugato in loro ogni impressione di vivere un sogno, li riempie di Spirito Santo, solo con il quale si capisce il Risorto, Evento che ha il sapore dell’Eterno. Ora il Risorto entra miracolosamente nel tempo e in ogni realtà creata, partendo dall'uomo, per ridonare all'uomo, fatto di argilla, la futura Risurrezione della carne.
E Tommaso? Guai se non ci fosse .Gli altri apostoli lo sbeffeggiano. Ha ricevuto critiche sarcastiche da tutti i predicatori della Pasqua e tanti altri apprezzamenti poco onorevoli. Ma, in questi tempi in cui spuntano dubbi causa gli eventi che parlano più di angoscia che di speranza, chiedo l’aiuto alla santa della Divina Misericordia, perché ci faccia incontrare il vero Tommaso. Apparentemente sembra un incredulo. Effettivamente è solo la reazione spontanea di chi credeva in un certo modo e poi si sentì un escluso da Gesù e dal gruppo. Tommaso dubita ma non fugge. Pone strane, quasi ridicole condizioni per credere a quello che gli altri gli vanno dicendo. Sa che Gesù fu crocifisso e trafitto da una lancia. Per credere, pretende di poter vedere e toccare le Sue ferite. Gesù accetta la sfida. Otto giorni dopo, confermando la sacralità pasquale della domenica, entra nel Cenacolo. Chiama Tommaso per nome e lo invita a toccare le sue ferite. Fermiamoci qui. Il resto lo conosciamo. La lezione impartita a Tommaso, oggi arriva a noi. Facciamo nostra e quotidiana la insuperabile preghiera di Tommaso, il dubbioso convertito: “Signore mio! e Dio mio!”
don Rinaldo Sommacal