Omelie

Omelia del 28 marzo 2016 - LUNEDI DI PASQUA (Anno C)

 

Lunedì detto ‘dell’Angelo’ e anche ‘di Pasqua. Le letture odierne preferiscono chiamarlo ‘lunedì di Pasqua’. Per quale motivo? Abbiamo, forse celebrato la Pasqua dei Signore dimenticando qualche importante particolare?

Anche se la Pasqua, nella sua interezza, è sempre ben superiore alle nostre capacità ricettive, non è questo lo scopo del ‘lunedì di Pasqua’. Questa giornata potrebbe essere paragonata al sabato santo, anche se con finalità sono diametralmente diverse. Il ‘sabato santo’ è il giorno del lutto, del silenzio, della memoria. Questo lunedì è il giorno nel quale scarichiamo le nostre tensioni sfociate nel mistero della risurrezione di Gesù, entro il quale c’è il nostro tutto.

Come in tutte le grandi svolte della vita, mentre accadono, ci travolgono. Abbiamo bisogno di rivedere e rileggere il tutto con il dono dello Spirito Santo che a volte è capace illumina un particolare che ci sfuggiva, ma che è capace di cambiare tutta la nostra vita, a volte ci folgora con la totalità dell’evento, per cui ci si sente di casa del mistero. Mistero che poi non sappiamo narrare a nessuno, poiché è un Vero troppo vero per noi.

Il vangelo, con la brevità che è già una prova esegetica della storicità dei fatti, consegna ad alcuni eventi e ad alcune persone, il compito di darci la lezione per casa.

Le donne! Che ruolo di primo ordine hanno quelle donne nel testimoniare che quel Gesù, che era veramente morto, da loro accompagnato al sepolcro, è risorto, è veramente risorto. Da Lui, loro, donne, ricevono un comando assolutamente insolito; “Andate ad annunciare ai miei fratelli” quello che vedete. E’ la risurrezione al femminile di Gesù.

Le guardie del sepolcro che, sconcertato, gridano in città l’evento della risurrezione. Pur pagate a dire bugie, sono, per chi li ha sentiti, il primo annuncio della vera e reale’  ‘risurrezione di Gesù’.

I capi dei sacerdoti. Sono i primi a ricevere, direttamente, la testimonianza dei soldati. Come si possono, con i soldi, cambiare la storia e tramandare notizie contraffatte, spesso diametralmente opposte alla verità. Su queste si arrampicano, come ragni velenosi, quelli che da sempre vorrebbero mettere definitivamente a morte Gesù, che dà a loro tanto fastidio.

Oggi dilettiamoci di passeggiare entro questo giardino che ospita l’albero della vita e che, a chi si accosta e ne gusta il frutto, ingoierà il seme pasquale della propria risurrezione, poiché si è cibato del Risorto. Impariamo la strada che dal Getsemani porta al Giardino della risurrezione. Ne abbiamo bisogno?

Interroghiamo il calvario, costruito dalla malvagità, la cui nefandezza non può essere contenuta da nessun nome. La paura è droga. Solo la vera fraternità è la strada alla risurrezione da questa suicida e omicida cultura.  

don Rinaldo Sommacal