Omelie

Omelia del 7 febbraio 2016 - Domenica V per Anno (C)

 

Oggi le tre letture, distribuite nel tempo, dagli inizi della creazione fino alla incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù, ci aiutano a ripercorrere per tappe la lenta e progressiva manifestazione di Dio a noi e, di conseguenza, rivedere le nostre meditate e libere risposte di fede, diverse tra loro, ma intercomunicanti. Abbiamo, cioè, la rivelazione progressiva di Dio, ma non tanto del Dio in sé, quanto del Dio per noi e con noi.

Per Isaia Dio è il Dio solenne, maestoso, seduto sul trono e circondato dagli esseri visibili e invisibili che, in adorazione, lo proclamano tre volte santo. Per Paolo Dio si identifica in Cristo, quel Gesù di Nazaret che lui, prima perseguitò, poi vide e ricevette in modo miracoloso. Questo è il Dio che Paolo trasmette ovunque, facendolo diventare l’unico scopo della sua vita. Infine: Gesù in persona che presenta sé stesso: va dai pescatori, immagine di chi affronta la vita concreta che è un misto di fatiche, di insicurezze, di fallimenti, ma anche di vittorie che permettono di realizzare il fine: cioè portare a riva sia la propria pelle e sia il pescato, frutto del proprio lavoro, per mandare avanti la famiglia.

Tre immagini di Dio. Quale merita il primo posto? Chi ascoltare maggiormente e seguire con scelte che diventano il nostro quotidiano modo di vivere? Questo è l’aspetto meraviglioso della nostra fede: prima è rivelata da Dio attraverso i suoi imperfetti profeti; poi incarnata pienamente in Gesù, ma con la sua storia molto simile alla nostra.

La Storia della Salvezza è la Storia che sfocia in Dio. Quanti la accolgono, gratuitamente, sono chiamati dalla stessa salvezza ad annunciarla a tutti. Accolto il Vangelo, tutti possono e devono ripercorrere le strade tracciate da Gesù, che si definisce “la via”, per sfociare con Gesù nel Dio dei profeti, nel Dio di Paolo e nel Dio, Padre di Gesù. Si possono incontrare anche esperienze sublimi, mistiche, impossibili da spiegare. Neppure Paolo di Tarso riuscì a raccontare il suo incontro mistico avvenuto lungo la via di Damasco.

Torniamo alla domanda: “Quale delle tre spiritualità siamo chiamati a scegliere: la mistica, la missionaria o la sacramentale che ci porta alla Mensa Eucaristica, dove Gesù, la Parola di Dio, si fa umile pane quotidiano, a seconda dei nostri bisogni?” Nei miei studi teologici ho sempre invidiato i mistici che hanno avuto esperienze paradisiache, ma ancor più ho invidiato quei mistici che, dopo aver avuto il dono di vedere Dio a tu per tu, si sono donati, anima e corpo, per portare Dio a tutti e tutti a Dio.

Ci attira anche la concretezza di Pietro che, battuto da Gesù sul suo mestiere di pescatore, capisce chi è Gesù e chi è lui: un pescatore che può diventare un pescatore di uomini. Chi interrogare per fare, di volta in volta, la scelta giusta nel modo giusto? Le rare e preziose persone dotate dei doni dell’ascolto e del consiglio.

Chi sa ascoltare, sa anche consigliare. “Per grazia di Dio, dice Paolo, sono quello che sono”. Una preghiera da fare nostra.

don Rinaldo Sommacal