Omelie

Omelia del 17 gennaio 2016 - Domenica II per Anno (C)

 

Dalle letture prendo tre forti incisivi su cui farci sopra una umile omelia per voi e con voi. Isaia proclama: “Per amore di Sion non tacerò”. Paolo apostolo afferma: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito”. Infine Maria, la mamma di Gesù, ai servi increduli dà un preciso comando: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

E’ prezioso sia il parlare che il tacere. E’ saggio chi sa parlare o tacere nel tempo più opportuno. Quanta gente, invece, sparla quando sarebbe molto meglio che avesse da tacere e riflettere in silenzio. Al contrario, quanti vigliacchi silenzi hanno compromesso la sorte di persone, di istituzioni, di vite. C’è un ciarlare inutile, pericoloso e c’è un tacere che può andare dalla veniale, fino alla colpa gravissima.

Ma il grido di Isaia è un fatto a parte. Non è lui che ha deciso di parlare. Dio gli ha messo sulla lingua ciò che deve dire ad alta voce e lo scopo per cui deve dirlo. E’ il Signore che parla in lui. E’ il suo Dio che gli suggerisce cosa deve dire a quel popolo che vantava di avere in casa l’unico vero Dio, il Dio che nei secoli aveva guidato Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Davide, Salomone, ecc. 

Fin tanto che quella Nazione santa interrogava il suo Dio unico, giusto e buono e Gli obbediva, il popolo godeva di una salutare presenza di pace e gioia di vivere. Ma quando, insuperbito delle sue capacità creative, sbagliava rotta, disobbedendo a Dio, Israele attirava su di sé catastrofi di ogni genere, schiavitù e deportazioni umilianti.

Ma allora in mano di chi è la vita dei popoli, degli uomini ?’, ci chiediamo. ‘Ma allora cosa fa questo Dio che dice di amare il suo popolo e poi lo lascia in balia dei suoi peccati di insubordinazione e di orgoglio?’ Ecco la risposta di Dio, il Dio misterioso della prima Alleanza. Prende Isaia, anche con la forza, e gli fa gridare su tutta Gerusalemme: “Per amore di Sion non tacerò. Sorgerà nuovamente la giustizia per la salvezza. Sarai chiamata ‘mia gioia”. Attenti quindi, prima di attribuire a Dio i nostri misfatti, ma attenti anche a non disperare, come chi, anziché interrogare con la preghiera Dio, lo insulta, lo colpevolizza e lo perseguita uccidendo ieri i suoi profeti e oggi i cristiani, la Chiesa, la nuova Gerusalemme.

Ma chi è la Chiesa? Lo dice l’immagine  del corpo usata dall’apostolo Paolo: una entità viva, formata da innumerevoli membra perfettamente unite tra loro. Se divise da malattie e gelosie, il danno ha un nome: suicidio. Mettiamo ancora in croce il suo Capo, Gesù, che non si stanca mai di ricevere le frecciate dell’umanità, così scaltra a incolpare e colpire l’Innocente.

Chi può risanare i mali di famiglia? Sempre la mamma! Ogni mamma ha dei poteri tali da far rinascere anche il peggiore dei figli. Maria ci dà la medicina infallibile, dicendoci: “Qualsiasi cosa Gesù vi dica di fare, fatela”. Risultato? L’ acqua diventa ottimo vino. 

don Rinaldo Sommacal