Omelie
Omelia del 1 gennaio 2016 - Capodanno (Anno C)
Capodanno può essere chiamato con i nomi i più vari, perché può essere visto come un contenitore ascetico, capace di raccogliere, senza valutazioni morali, quanto capita e quanto gli vien richiesto e addebitato. Questo può essere un criterio con cui, da commercialisti della fede, facciamo la somma, positiva e negativa, per dare il voto al 2015. Non è certamente questo il nostro modo di fare, qui, dove la matematica del ‘quanto’cede il primato al ‘chi’, al ‘che cosa’, al ‘perché’, ecc. Non siamo numeri, ma persone che hanno un nobilissimo fine esistenziale da raggiungere, certamente anche con il saggio uso del ‘quanto’, ma in vista del fine, primo in assoluto, richiesto al tempo.
Ed ecco che, dopo questa premessa un po’ strana, mi rivolgo, con voi e a nome vostro, al Capodanno 2016 come fosse un bambino che viene partorito, dopo 12 mesi di gravidanza, dall’intero creato, a sua volta perennemente ricreato dall’eterno Vasaio che è Dio.
Benvenuto 2016. Grazie 2015, che ce lo hai generato. Auguri, neonato, perché, dopo la festa, ricomincerà un quotidiano che, non possiamo nascondertelo, sarà fatto sì di gioie, ma tutte a prezzo di continue impennate, di tentazioni di mollare tutto, di provvidenziali ripensamenti e capacità di operare per un mondo migliore, con il coraggio di accoglierlo piuttosto agonizzante, non perché manchino i mezzi, bensì perché li usiamo male, obbedendo alla frenesia di possedere più che di dare. Metodo che porta a ricreare per tutti, non cieli nuovi e terra nuova, ma rischi di catastrofi apocalittiche.
Caro 2016, queste cose le sappiamo. Le sanno anche quelli che possiedono il 90 per cento delle risorse, ma che, al di là dei bei discorsi, applauditi tra loro, condizionano ogni migliore via d’uscita dalle crisi. Sono tra i principali responsabili di questo suicidio. Ci vuole una vera e propria mobilitazione , con in testa la tua innocenza, caro 2016, tu che non hai ancora infangato il tuo piedino nelle tante terre puzzolenti, avvelenate dai criminali rifiuti tossici.
Devo anche dirti: “Non essere ingenuo e non credere a certe sirene che hanno voci così suadenti da tramutare il falso in vero e il vero in falsi allarmi”. Mi dirai: “Ma allora era meglio che non fossi venuto al mondo! E’ così rischioso nascere oggi? Cosa si nasconde dietro i botti che mi hanno salutato?”
Non temere piccolo principe. Qui opera quotidianamente una presenza che è più potente di ogni suo contrario. Non ti lasceremo solo. Mentre in noi tu vedrai il nostro passato, noi vogliamo vedere in te il nuovo, il rinnovamento, la presenza di Colui che tutto può, nato da donna Maria. Hanno vinto il potere delle tenebre, donandoci Colui che disse e dice: “Sia la luce, e la luce fu”. Vuoi camminare senza il Creatore? Verremo a celebrare i tuoi funerali tra 12 mesi.
Vuoi essere per noi la presenza meravigliosa dell’Emmanuele? Allora ci riporterai ad essere “gli uomini che Dio ama”. Dio, tuo Padre, ti benedica. Conceda a te e a noi la pace, la più dinamica possibile”.
don Rinaldo Sommacal