Omelie

Omelia del 25 dicembre 2015 - Natale (Anno C)

 

Natale! Parola che prende. Come una scossa che in un baleno penetra ovunque, oltrepassa ogni confine e ogni ostacolo. Natale: parola che trova ovunque porte aperte, e non solo in casa nostra, la casa dei Rinati nella nascita dell’Emmanuele.

Si fermano davanti alla grotta piccoli e grandi, mamme con i neonati in braccio, potenti e anonime persone. Tutti portati a deporre, con gli occhi lucidi, un bacio, un benvenuto, una accoglienza.

Se per qualcuno ha la durata di un’alba, per altri è una parola che entra, chiede un posticino dove stare, cambia la vita di quella persona ospitale, di quella famiglia abituata a difendere fino alla morte il letto nuziale, la cuna del neonato, la voglia di tornare bambini, di mettere al primo posto quel batuffolo che respira, che guarda, che piange e ride, che conquista il cuore di pietra anche del tiranno.  

Natale! Orrendo buttarlo! Natale, parola da difendere contro chi vorrebbe, per bugiardi e falsi motivi umanitari, toglierla dalla storia, dalla letteratura, dalla devozione spontanea di ogni persona e di ogni cultura e religione. Natale, parola che ha in sé tutte le armi pacifiche per difendersi e abbattere certi muri eretti per impedirne l’arrivo, il passaggio.

Questo Natale vogliamo amare, difendere e vivere.  Inviamolo in dono a tutti, anche al peggiore nemico del Natale di Gesù, sapendo che il neonato di Betlemme è entro le carni e lo spirito di tutti, anche dei suoi più dichiarati nemici. Buon Natale a tutti, quindi: cristiani e no, credenti e no.

Ma noi, qui presenti, mettendo le ali alla parola Natale, facciamo un salto all’insù, incredibile ma verissimo. Infatti, salvi tutti i motivi umani appena elencati, noi non solo inviamo a tutti i neonati del mondo: “il più dolce e commovente benvenuto”, ma vediamo nel neonato Gesù la perenne incarnazione in terra della divinità. Sentiamo risuonare la voce di Gabriele arcangelo, nella casetta di Nazaret, dove abitava la poco più che adolescente Maria. 

Sarebbe già strepitoso che l’angelo custode di ogni neonato, avesse da dire ad alta voce, agli sposi: “Avete concepito un figlio”. No! Lì a Nazaret, in una sublime solitudine, senza orecchi indiscreti e dissacratori, il messaggero di Dio le disse: “Concepirai un figlio, sarà il figlio dell’Altissimo, lo chiamerai Gesù”.  Una misteriosa forza Le fece comprendere, senza svenire,  questo impenetrabile mistero. Rispose a Gabriele: “Non è possibile! Non conosco uomo”. Le disse l’Arcangelo: “Non da un uomo tu aspetterai il figlio, ma da Dio stesso che, diventerà, quindi, il tuo sposo, ma solo se tu gli dirai: SI’. Nulla è impossibile a Dio”. Ed eccoci qui a rivivere, con tutto il cielo e con tutto il creato, il frutto di quel “avvenga di me quello che hai detto”. Il sì di Maria è il primo Natale. Gesù sceglie gli estremi orizzonti per nascere sempre. Oggi è nostro il Natale. Noi siamo la nuova Betlemme. Che Gesù non si senta dire: “Non c’è posto per te”. Vieni Signore Gesù. Resta con noi sempre.

“Vieni Gesù! Resta con noi”.

don Rinaldo Sommacal