Omelie

Omelia del 27 settembre 2015 - Domenica XXVI per Anno (B)

Ripartirò anche questa domenica dalla preghiera di ‘colletta’ che la liturgia ci offre, come chiave per entrare, ascoltare e condividere la Parola di Dio che viene imbandita a nostro divino e umano sostentamento.

Abbiamo pregato così: “Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono…”. E’ una preghiera di una attualità straordinaria, avendo papa Francesco indetto l’Anno Santo della Misericordia e del Perdono.Soprattutto è una preghiera che toglie i veli che non ci permettono di vedere con questi occhi mortali, il vero volto di Dio, lento all’ira e inesauribile fontana di misericordia e di perdono. Qual è il frutto della misericordia divina che ci nutre? Partecipare nientemeno che alla felicità eterna.

Fatta questa premessa così incoraggiante, bussiamo alla porta delle tre letture, spillando qualche messaggio che il nostro miglior udito può ricevere e di fare suo. Il primo brano riferisce un episodio curioso, ma che si ripete sempre e dovunque, anche entro le porte della nostre comunità cristiane. Dio ordinò a Mosè di condividere con settanta saggi tutti i suoi poteri. Oggi li chiamiamo ‘ ministeri’, cioè particolari poteri dati ad alcuni rappresentati della comunità, per democratizzare il governo della Chiesa, con un solo fine: “Cercare il bene comune, facendo giungere a tutti, gratuita e celere, la volontà di Dio”. Scattò allora, nei vicini a Mosè, la gelosia. Giosuè, giovane scalpitante, disse a Mosè: “Mio signore, impediscili!”. Rispose Mosè, il saggio: “Sei tu geloso per me?”.

La scena, in modi magari diversi, può ripetersi anche tra noi. Succedesse entro la comunità che mi è stata affidata, con Mosè ripeterei, anzi griderei con gioia: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore”. E con Gesù direi ai più preoccupati di noi: “Chi non é contro di noi è con noi”. 

Questo ‘fossero tutti profeti!’ si è già avverato entro il nuovo popolo di Dio, di cui siamo parte attiva. Infatti, il battesimo in Cristo ci ha fatti diventare tutti sacerdoti, re e profeti. Ricordatelo neo-genitori! Ci è stato dato a tutti, ma per il bene di tutti, qualche dono che nessun altro ha e che la comunità invoca, per poter diventare il vero popolo di Dio e non una generica coalizione di individui egocentrici. Gesù, a noi novelli Giosuè, dice: “Solo se uniti in un sol corpo sentirete quello che manca alle vostre membra. 

Allora, continua Gesù, donerete a tutti ciò che siete e riceverete dagli altri ciò che non avete e di cui avete bisogno. Ce lo dice con toni molto severi l’apostolo Giacomo: “Il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle  vostre terre e che voi non pagate, grida (vendetta). Le loro proteste sono giunte  alle orecchie del Signore”. Ben vengano i ricchi, ma ricchi in tutto: che offrono, cioè, lavoro, ma non tardano a dare il dovuto salario. Dare lavoro, ma tardare gli stipendi, oggi è la piaga delle pubbliche amministrazioni. Uno scandalo insopportabile! Spesso causa di disperazione. Urge cambiare. Chi deve farlo, agisca. Anche il potere abbia una coscienza!

don Rinaldo Sommacal