Omelie
Omelia del 13 settembre 2015 - Domenica XXIV per Anno (B)
La Parola di Dio consegnata per intero alla Bibbia e alla santa Tradizione, anche se suona oggi come mille anni or sono, però viene a illuminare o a suscitare domande che escono dalle pagine della nostra vita di oggi, per il domani. Leggere i brani, proposti dalla liturgia con sapienza, ascoltarli, meditarli, interrogarli con gli eventi che viviamo direttamente o indirettamente, è il nostro compito: di chi presiede per primo, ma pari pari anche di chi beve con consapevolezza la parola che viene versata abbondantemente su quella zolla di terra che sono io. Quando piove, ogni zolla riceve la stessa acqua. Ma l’acqua mia e quella del vicino, pur essendo uguale, fruttifica diversamente, perché diverso è l’abete che pur convive con il larice.
Fatta questa esegesi circa la nostra liturgia della Parola di Dio, piovuta anche oggi su di noi, tentiamo di chiederci: “Cosa ci ha detto, di uguale per tutti, ma unica per ognuno, la Parola di Dio oggi? A me, singola persona, con le mie personali esigenze, alla nostra concreta comunità, cosa ha detto e cosa dice?”. Isaia profeta ci confida un segreto che oggi depone in noi, se lo sappiamo accogliere e far germogliare. Ci dice, quasi in segreto, come se svelasse un tesoro nascosto: “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza”.
Ecco un interrogativo che sgorga spontaneo dopo questa confidenza di Isaia: “L’udito! Come va il mio udito? Non quello fisico, organo importantissimo, ma quello ancor più importante della mente, del cuore, della volontà, della coscienza?" L’ascolto è la prima cosa che un concepito, un neonato mette in azione: non sa nulla, non pensa a nulla, ma sente tutto. A forza di sentire con l’orecchio del corpo, lentamente sveglia e fa crescere l’udito della mente e del cuore.
Ci sono bambini precoci nel far crescere l’udito fisico, che si fa, via via, intelligenza, sentimento, gioia, dolore, ecc. Ci sono, invece, adulti che hanno tradito la natura dell’udito: sentono solo ciò che vogliono, irretiti dall’egocentrismo. Più doti naturali possiedono e più diventano egoisti, intolleranti, fino ad essere sempre contro qualcosa, contro qualcuno, contro tutto e tutti, alla fine anche contro sé stressi, quando vedono di aver fallito con la pretesa di aver sempre ragione.
Isaia ci dice che chi ha l’orecchio educato all’ ascolto, non si aspetta dalla vita onori e trionfi, ma spesso grosse fatiche. Chissà perché normalmente il retto di cuore è, più dell’ipocrita, flagellato dalle malelingue. Ma, chi accoglie la Parola di Dio come l’acqua, la sola che dà vita vera, non teme le sferzate del vento impetuoso. Non può vacillare chi, ascoltando Dio, sente in sé la presenza di quell’uomo che Pietro ha proclamato: “Tu sei il Cristo”. Cristo, spirito di vita, la più gioiosa perché vincente, c’è, ed è in tutti, in ciascuno. E’ necessario che ognuno dica: “Parla Signore. Ti ascolto”.
don Rinaldo Sommacal