Omelie

Omelia del 23 agosto 2015 - Domenica XXI per Anno (B)

Da quattro settimane il vangelo di Giovanni, capitolo VI°, ci guida, attraverso passaggi e arrampicate arditi, verso la vetta della nostra fede vissuta. Quale la vetta? Il raggiungimento e la gioiosa condivisione del mistero di Dio in sé, di Dio fatto carne umana, dell’uomo divinizzato. Chi è esperto di pareti dolomitiche, mi può seguire.

Gesù, con il suo discorso, simile ad una parete impossibile all’uomo, ma assolutamente da scalare, ci fa da guida indispensabile e infallibile, che richiede assolutamente tutta la nostra fiducia. Chi presume di salire la montagna del Signore con le sue sole forze, precipita. Chi  confida più in sé stesso che nella guida, alle prime serie difficoltà si trova davanti a un dilemma: o tornare indietro o fidarsi cecamente della guida che gli farà mettere piedi, mani e testa nel modo giusto. C’è qualcuno che scopre la necessità della guida solo davanti al difficile o all’impossibile.

Mi sovviene un piccolo episodio in tema. Eravamo lungo una impegnativa ferrata. Uno della comitiva, inesperto ma presuntuoso, si trovò a dirsi: “Non ce la faccio più ad andare avanti! Ma non sono neppure in grado di tornare indietro. Guida aiutami”.  Arrivò in cima, tutto orgoglioso, come avesse ricevuto il diploma dello scalatore.

Ed ora a noi applicare questa immagine della parete da scalare e della guida indispensabile, infallibile da seguire. Il discorso fatto da Gesù, dove dice e ripete, torna a dire e ripetere, senza cambiare una virgola, che egli  è il pane vivo disceso dal cielo, torna a dirci che la sua carne, il suo sangue sono il cibo necessario per la vita eterna, senza il quale la scalata alla vita eterna è impossibile, è un discorso oggi rivolto a noi, come allora alla enorme folla che lo seguiva per altri motivi. Sembra un discorso aut-aut: “Mi credete? Allora la cima è alla portata di tutti, poiché in parete vi sentirete un tutt’uno con me, perché io sarò un tutt’uno con voi. Con me nulla è impossibile”.  “Io in voi e voi in me!” Ecco la fede che IO vi chiedo di avere in me” ci dice Gesù.

Oggi gli interrogativi di allora scoppiano in noi. A noi un ascolto che da razionale si fa soprannaturale. O mi fido ciecamente di Gesù, come lassù in parete, o mi aggrappo alle mie prove capacità che meritano il rimprovero di Gesù: “Gente di poca fede”.

Accostiamoci a sentire la gente mormorare contro Gesù e contro il suo duro discorso. La quasi totalità dei presenti, disse: “Questa parola è dura. Chi può ascoltarla?” e se ne andarono. Anche molti di quanti erano considerati suoi discepoli,  “tornarono indietro e non andarono più con lui”. Gesù non fa e non può fare nessun passo indietro. Guardò uno ad uno i dodici, la sua famiglia, la sua prima Chiesa. Non che non avessero titubanze. Ma Pietro e noi con lui, gli diciamo: “Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Tu sei il santo di Dio”. Bravo Pietro! La Chiesa è salva, piantata su Cristo pietra viva. Andiamo!

don Rinaldo Sommacal