Omelie

Omelia del 16 agosto 2015 - Domenica XX per Anno (B)

C’è da tremare ancor oggi davanti a queste dichiarazioni circa la immedesimazione di Gesù in noi e noi in Lui, ma solo ad un patto: che si accolga intera la Sua persona, l’uomo-Dio, non solo con l’immaginazione, bensì realmente, come cibo e bevanda.

Dobbiamo sganciarci dalla ciurma dei Giudei scandalizzati e percorrere una strada per noi molto più facile, poiché conosciamo il resto, non detto da Gesù quel giorno sulle pianure di Cafarnao. Noi abbiamo anche un altro ambone da dove queste parole scendono, spiegate dalla realtà successiva. 

Immaginiamo di essere ora a Gerusalemme, nel Cenacolo, quel giovedì sera. Siamo a tavola per condividere la Sua cena. Finita la cena, commemorativa della prima Pasqua, ecco Gesù fare ciò che a Cafarnao promise. Prese del pane, prese la coppa del vino. Elementi che, mangiati, hanno il potere di diventare la persona che li mangia e li beve. Ma ecco il salto soprannaturale e sbalorditivo: Gesù sul pane dice: “Prendete e mangiate. E’ il mio copro” e, sul vino: “Bevetene tutti. Questo è il mio sangue”.  Perché non rimanesse un singolo episodio, disse: “Fate questo in mia memoria”.

Gesù, è spaventosamente grande questa verità che mi appartiene. Tra pochi istanti anch’io, nel tuo nome, sul pane e sul vino, dirò: è il mio corpo, è il mio sangue. Tu in me. Gesù, mi chiedi troppo! Gesù, mi doni i tuoi poteri! Mistero della fede! Gesù, aumenta la mia fede!

don Rinaldo Sommacal