Omelie

Omelia del 14 giugno 2015 - Domenica XI per Anno (B)

Siamo tornati alle domeniche all’apparenza ‘minori’ rispetto alle più recenti che si sono succedute da Pasqua al Corpus Domini. Queste domeniche sono titolate con un brutto nome, cioè con un semplice numero romano. Prescindendo da queste osservazioni critiche, veniamo a noi. Ci accosteremo all’Eucaristia, prendendo a modello il vivere quotidiano, il nostro modo di essere, di fare. 

Quando ricorrono il compleanno o altri eventi che hanno segnato la nostra vita, di solito facciamo grande festa. Ma quell’anniversario altro non è che il rilanciare, nuovo, il quotidiano, cioè la vita di ogni giorno. Con queste domeniche un po’ umiliate, cercheremo di  riscoprire e di dare il giusto valore del quotidiano. Il quotidiano è la nostra vera vita, sbocciata da un seme, venuto sì dai nostri genitori, inconsapevoli però di aver pro-creato quasi dal nulla, quello che solo Dio creò dal nulla: la vita. E’ forse poca cosa prendere in mano, oggi, la nostra vita? La VITA: parola che contiene in sé ogni altra parola! Parola buttata là quasi con timidezza! 

Albino Luciani, da prete bellunese, trattò questi altissimi valori con la teologia del popolo, cioè quella comprensibile a tutti. La chiamò ‘catechetica in briciole’. E’ quello che cercheremo di fare in queste preziose domeniche rivestite di umiltà: cioè, interrogare i misteri della nostra fede, ma con il linguaggio dei bambini. Lo farò, mendicando alcune parole definite poco fa ‘Parola di Dio’. Si parla di un agricoltore che ha il potere di fecondare la sterile zolla di terra. La zolla siamo noi, l’agricoltore è Dio in persona. Dio non fallisce mai, né la scelta del seme, né i tempi della semina e del raccolto. 

Gesù, il catechista, ci dice: “Il regno di Dio è come l’uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce”. Il seme siamo noi. Gesù usa un linguaggio comprensibile a tutti. Sì, tutto é vero. Sì, Dio lo sa, ma noi no! Non ci rendiamo conto di essere un miracolo vivente, che va crescendo istante dopo istante, in modo prodigioso, inarrestabile, perfino sconcertante. 

Per capire questo gioco tra l’essere e il non essere, tra il sapere e il non sapere, tra ciò che si può capire e ciò che supera ogni nostra comprensione, ci vengono in aiuto le altre due paginette, sentite poco fa. Il profeta Ezechiele, in tempi turbolenti e pieni di interrogativi, riceve da Dio l’ordine di dire a tutti che ognuno di noi è nelle sue mani, come quel ramoscello staccato dalla cima di un nobile albero il cedro. Crescerà, a sua volta metterà rami e darà frutti squisiti.

La conferma viene per bocca del più grande evangelizzatore di tutti i tempi, dopo Gesù, cioè di Paolo di Tarso. Dice ai Corinti, comunità inquieta e preoccupata come quella dei nostri giorni: “Fratelli, camminiamo nella fede, ma sempre pieni di fiducia”. La fede è dono che viene da Dio a tutti. È accolto, ma solo da chi, prima di dire ‘credo’, esperimenta la fiducia in  Dio.  LA FIDUCIA! La fiducia in Dio può essere paragonata a quel bambino che si butta dalla finestra, senza alcun dubbio, e con gioia, tra le braccia di suo papà, del quale ha una fiducia totale. Semina fiducia, raccoglierai fede. in lui!

don Rinaldo Sommacal